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  • Il Flaminio come Wembley, casa della Nazionale. Ma ne vale davvero la pena?

    Il Flaminio come Wembley, casa della Nazionale. Ma ne vale davvero la pena?

    • Antonello Mastronardi
    Non sono passate inosservate le parole di Carlo Tavecchio nel dopopartita di Macedonia-Italia. Il presidente della Federcalcio ha lanciato la sua idea: il Flaminio come Wembley, la Nazionale in pianta stabile a Roma e la creazione di una cittadella della FIGC intorno allo stadio di viale Tiziano.

    DAL RUGBY ALLA LAZIO - Il Flaminio, che ha ospitato le squadre capitoline nella stagione 1989/90, è poi stato casa della Lodigiani e, soprattutto, stadio del rugby azzurro fino al 2011. Dopo che anche la palla ovale si è trasferita tra le più moderne mura dell'Olimpico, il Flaminio è stato abbandonato a se stesso, e tuttora versa in un completo stato di incuria; più volte si sono progettati interventi di riqualificazione che, tuttavia, sono sempre rimasti lettera morta: nel 2010 e, di nuovo, nel 2012 l'allora sindaco Alemanno aveva rassicurato i romani in merito ad alcuni lavori di ampliamento che avrebbero riportato lo stadio a una capienza di 40.000 posti, attualmente ridotti a 30.000. Toccò poi ai tifosi della Lazio, nell'aprile del 2014, firmare una petizione per fare del Flaminio la nuova casa biancoceleste, e anche sull'altra sponda del Tevere si è più volte valutata quest'ipotesi, prima che partisse il progetto Tor di Valle.

    MODELLO WEMBLEY - Ora è il turno di Tavecchio: la FIGC, nel 2012, si è assunta i costi di ristrutturazione dell'impianto subentrando alla Federugby e, come afferma La Gazzetta dello Sport, la riqualificazione del Flaminio in ottica Nazionale potrebbe rientrare nel programma elettorale di Tavecchio in vista delle elezioni del prossimo anno. Ciò che desta qualche perplessità è l'opportunità di creare una cittadella azzurra arroccata in quel della Capitale, che renda la Nazionale un fatto quasi esclusivamente romano, inarrivabile per molti abitanti della penisola. Già Prandelli e poi Conte hanno giustamente lamentato la freddezza che circonda la maglia azzurra al di fuori dei grandi appuntamenti estivi: esportare il modello Wembley in Italia creerebbe ancor più disaffezione e indifferenza, mentre uno dei pochi punti di forza dell'Italia risiede proprio nel saper infiammare, di volta in volta, un diverso stadio dello Stivale. Inoltre, è difficile immaginare che la creazione di Casa Italia al Flaminio possa generare nel breve periodo positive ricadute sul merchandising, a fronte di una sicura spesa per la riqualificazione dell'impianto che arriverebbe almeno a sei milioni di euro, secondo una stima del Corriere della Sera risalente allo scorso febbraio. La sintesi, dunque, appare facile: Tavecchio, il gioco vale la candela?

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