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  • Tavolo della 'pece': dov'è Guido Rossi?

    Tavolo della 'pece': dov'è Guido Rossi?

    di Xavier Jacobelli
    (direttore quotidiano.net)

    Il pareggio dell'Olimpico fa bene a tutte e due. Alla Roma che respira, alla Juve che ritorna in testa assieme alla splendida Udinese, per la quale gli elogi non sono mai abbastanza. Roma gagliarda, Juve irriducibile. Roma che passa subito in vantaggio grazie a De Rossi in forma mondiale, Juve che reagisce, schiaccia i rivali nella loro metà campo per almeno venti minuti, trova il pareggio con Chiellini.

    Roma che potrebbe ribaltare tutto, ma Buffon sta come De Rossi, modello Berlino 2006 e dice no a Totti parandogli il rigore. Totti che è insostituibile e speriamo Luis Enrique l'abbia capito, una volta per tutte. Già, Luis Enrique. Lo spagnolo ha coraggio e punta anche su Viviani, 19 anni e la disinvoltura del ragazzo di talento. Non poteva perdere questa partita, Enrique e c'è riuscito, nonostante la difesa in emergenza, Osvaldo che continua ad essere troppo nervoso per risultare decisivo, la persistente difficoltà ad andare al tiro di un attacco che comunque ha messo in

    difficoltà l'unica squadra imbattuta del campionato.

    Conte ha ragione di essere soddisfatto: anche se il furore agonistico della Juve non è durato per tutta la partita, i bianconeri hanno superato un altro, importante esame di maturità. Lo svarione di Vidal poteva complicare maledettamente le cose come l'inconsueta insufficienza di Marchisio che, dall'inizio della stagione, invece, è stato il trascinatore dei bianconeri. Ma alle carenze dei singoli, ancora una volta ha sopperito la forza del collettivo e non è un caso che a siglare il pareggio sia stato Chiellini, sempre l'ultimo ad arrendersi. La classifica dice che quattro squadre si stanno giocando lo scudetto, ma occhio a considerare il Napoli tagliato fuori. Ci sono ancora 72 punti a disposizione e tutto può succedere. Anche rivedere l'Inter nei

    quartieri alti, Genoa permettendo, s'intende.

    Mercoledì, intanto, si imbadisce il tavolo dela pace che meglio sarebbe chiamare della 'pece', tanto oscuro e vischioso si annuncia questo incontro dal quale, salvo imprevisti colpi di scena, tutti usciranno come ci saranno entrati, rimanendo sulle rispettive posizioni. Petrucci si affanna a dire che mica poteva invitare l'universo mondo: chi c'è c'è e chi non c'è, s'attacca.

    Il convitato di pietra si chiama Guido Rossi, l'uomo che nel 2006 assegnò a tavolino lo scudetto all'Inter quando, in realtà, quel titolo doveva rimanere vacante per manifesta irregolarità della competizione, come recita il regolamento della Federcalcio. Cinque anni fa, Rossi ha commesso il peccato originale da cui è disceso tutto, Rossi dovrebbe avere almeno il buon gusto di non definire le vicende di Calciopoli con il termine volgare e irripetibile che ha usato la settimana scorsa. Se su Calciopoli non è stata fatta giustizia piena e completa, c'entra anche Rossi che se n'è andato dopo tre mesi di commissariamento per tornare a fare il presidente di Telecom. Adesso è troppo comoda chiamarsi fuori.


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