A mano a mano che il polverone mediatico sul caso Thiago Silva si dirada, vengono a galla interessanti retroscena sulla decisione di Silvio Berlusconi che, per la seconda volta in meno di sei mesi ha mandato a monte un affare con il Psg. In gennaio Pato, in giugno Thiago Silva: i proprietari arabi del club di Ancelotti sono furiosi. Confida una fonte alquanto attendibile: l'ordine impartito a Leonardo è stato perentorio,  mai più un affare con il Milan. Ma, in questo momento, a Berlusconi preme ben altro.

1) " Per il cuore ho detto no a 46 milioni di euro" -  ha confessato il Cavaliere in nottata a Sportitalia -  Abbiamo dato un occhio ai centrali di difesa che potevano sostituire il brasiliano, ma non abbiamo trovato nessuno di adeguato".

Giusto. Obiezione: non potevate pensarci prima di montare una trattativa monstre (mai nella storia del calcio mondiale un difensore era stato valutato così tanto)?

2) Effetto Barbara. Se c'è una vincitrice in questa storia, è Barbara Berlusconi, consigliera d'amministrazione, per la seconda volta consecutiva capace di neutralizzare un'operazione di Galliani. In gennaio si era opposta alla cessione del fidanzato Pato ai parigini, dopo che il Numero Due aveva già fatto tutto sia con loro (30 milioni ai rossoneri) sia con il City per Tevez. Nei giorni scorsi, Barbara è immediatamente salita sulle barricate con i tifosi, la cui protesta ha dilagato sul web e ha trovato nei Milanisti Non Evoluti la sua punta di lancia.  Risulta ci sia stato anche un serrato confronto anche con il padre, culminato con un piano di riduzione degli ingaggi e di risanamento dei conti societari, sventolato sotto il naso del genitore dalla scatenata erede.

3) Effetto Kakà. Nel giugno 2009, i sondaggisti di fiducia del Cavaliere quantificarono in almeno il 2% il calo dei consensi Pdl alle elezioni europee, causato dalla cessione di Kakà al Real Madrid e dalla disastrosa gestione mediatica della vicenda. Lo stesso Fedele Confalonieri, che non è esattamente un antiberlusconiano nè un magistrato comunista nè un complottista anti-Cavaliere, in un'intervista al Corriere della Sera censurò  le panzane sciaguratamente propalate sul brasiliano che "mai e poi mai sarebbe stato venduto".  Le elezioni politiche dovrebbero essere ancora lontane, ma, dopo le legnate prese alle amministrative,  in questo momento di implosione del partito berlusconiano, il suo fondatore non voleva che la cessione di Thiago Silva provocasse un'ulteriore erosione di consensi. E Grillo non è un difensore centrale sostituto del brasiliano, ma il più temuto avversario nelle urne.

4) Effetto Ibrahimovic. Le critiche, il nervosismo, gli sms di protesta dello svedese hanno lasciato il segno. Zlatan non ha perdonato allo staff di Allegri l'impressionante catena di infortuni, a suo dire causata dalla preparazioine atletica sbagliata. La cessione di Thiago Silva avrebbe scatenato un altro moto d'ira di Ibra, difficilmente metabolizzabile in Via Turati. Lì, peraltro, sono ancora imbufaliti per la sortirta di Cassano che, dalla Polonia, ha pubblicamente tenuto bordone al compagno di squadra.

5) Effetto Galliani. Il Numero Due ha definito un atto di eroismo il no di Berlusconi ai 46 milioni di euro parigini.Verissimo. Ma, adesso, l'eroe vero dovrà essere proprio Galliani, chiamato a far tornare i conti e a rintuzzare l'assalto del manager di Thiago che chiede lo stesso ingaggio di Ibra. E, se l'Italia avesse battuto la Croazia grazie al gol di Pirlo, oggi il vicepresidente vicario sarebbe stato sotterratto dalle critiche per aver lasciato partire il fuoriclasse bresciano, uomo simbolo dello scudetto Juve. Poi ha segnato Mandzukic.

Xavier Jacobelli

Direttore Editoriale www.calciomercato.com

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