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  • Timossi: chiudete il Torneo di Viareggio

    Timossi: chiudete il Torneo di Viareggio

    Chiudete il Torneo di Viareggio. E se non lo fate almeno non lamentatevi più, non andate in giro ripetendo che il calcio è cambiato e tutte quelle menate sull’odore di olio canforato e sullo sciroppo di rosa caldo, perché credo che non si usino più dai tempi di Germania Ovest contro Ungheria, Mondiali del 1954. Anche i miracoli sono cambiati, a Berna li fanno ancora, ma di solito usano conti segreti bancari. E allora fermate il Torneo di Viareggio e se vi servono dei buoni motivi andate a vedere una partita, ma anche no, perché vi basterà guardare il calendario per capire che potete risparmiarvi il viaggio. Non giocano un torneo, vanno ai lavori forzati. L’allarme lo aveva già lanciato qualche anno fa uno che può starvi simpatico o antipatico (per quel che vale a me è indifferente): si chiama Aldo Agroppi, spesso le spara grosse, ha fatto il calciatore e l’allenatore e malgrado questo ha ancora il coraggio di elaborare dei pensieri e poi esprimerli con sconcertante sincerità. Vero, Agroppi ha fatto il giocatore e l’allenatore in altri tempi. Però lui lo ha già detto: si gioca sempre, senza sosta, a ritmi malsani e con il solo obiettivo di conquistare una vittoria che serve più a lanciare gli allenatori in panchina che i talenti in campo. Sono d’accordo. 

    Ci raccontano che il Torneo di Viareggio è nato nel 1949 (esatto, prima della finale di Berna), si gioca dal terzultimo all’ultimo lunedì di Carnevale e, come se non bastasse, gli hanno pure cambiato nome, adesso ufficialmente è Viareggio Cup World Football Tournament Coppa Carnevale. Spero di aver sbagliato a scriverlo perché se lo meritano e chiedo di essere pubblicamente schiaffeggiato se mi sentirete mai chiamare la Coppa Italia con il nome di uno sponsor, cosa che ormai è tristemente diffusa tra i commentatori del pallone. In Italia nessun altro torneo giovanile (possono giocare tutti i calciatori che non abbiano compiuto il quindicesimo anno di età) è più importante della Coppa Carnevale. E’ riconosciuto dalla Lega (Calcio), Federazione italiana, Uefa e Fifa, si partecipa su invito e in campo scendono 32 squadre italiane e straniere. Il Milan l’ha vinto il maggior numero di volte, ma quest’anno i rossoneri allenati dal mediano Brocchi sono già stati eliminati. 

    Il Torneo di Viareggio mi irrita e chiedo che venga chiuso semplicemente perché lo ritengo ipocrita. L’ipocrisia è uno dei biglietti da visita del calcio moderno e il rimpiangere i tempi andati è uno degli argomenti più diffusi tra i dirigenti nostrani. Che ovviamente fanno di tutto per evitare che le cose tornino come una volta. A Viareggio (e dintorni) non si impara nulla dello spirito dello sport, ci sono i soliti genitori appesi alle reti del campo per insultare gli avversari dei figli e una finale tra Juventus e Genoa finì pure nel minestrone di Calciopoli perché si accusava Luciano Moggi di aver pilotato l’arbitraggio della gara. Per inciso: la cosa non è mai stata provata e personalmente non credo che Moggi avesse un particolare interesse per le sorti del “Viareggio”. La Sampdoria è stata tra i primi a capire l’andazzo e infatti alla Coppa Carnevale non mette più piede e ha sostituito l’appuntamento con una bella “vacanza lavoro” all’estero. Bravi, perché anche qui non capisco cosa ci sia da recriminare quando un giovane calciatore italiano emigra in un campionato estero. Per me il trasferimento è sempre stato un banco di prova e resto convinto che Giuseppe Rossi non sarebbe diventato quello che è (infortuni a parte) se non fosse emigrato in Inghilterra. Solo che la retorica è una brutta bestia e allora viva il Viareggio e viva l’autarchia. Se no basta, ecco che tutti si riempiono la bocca con il termine “cantera”, ma praticamente nessuno conosce le regole del gioco, nessuno spiega che i ragazzi sono ragazzi e chiedono di essere educati. Nessuno mi pare faccia quello che fa Van Gaal al Manchester: dove l’allenatore ha iscritto i giocatori più giovani dello United a corsi di cucina offerti dalla società, così chi vive solo non cena tutte le sere al ristorante, ma segue una dieta adeguata per uno sportivo. Il mondo cambia, il calcio pure, meglio andare avanti e non guardare sempre e solo indietro. Capire quello che è successo serve per migliorarci, non deve essere un alibi. Ecco il “Viareggio” non mi piace perché non c’è neppure il coraggio di dire che è una catena di montaggio per selezionare nuovi giocatori e far arricchire non solo loro, ma pure tutto quello che gli gira intorno. 

    Ps a proposito di vecchi e giovani l’ultimo calciomercato è stato tutto un ritorno di attaccanti con la maglia dell’ex: Matri alla Juve, Borriello al Genoa, Destro a Milano (cresciuto nell'Inter ora al Milan) perché non trovava spazio alla Roma e Eto’o in Italia per le ambiziosi del presidente Ferrero e della sua Sampdoria. Oggi alla macchinetta del caffè ho capito che la cosa piace soprattutto agli amici che giocano a Fantacalcio. Meglio, quelli che hanno Borriello e Destro sperano che entrambi giochino e segnino di più. In bocca alla lupa. 

    Giampiero Timossi

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