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  • Auguri Torino! Da 110 anni nella storia

    Auguri Torino! Da 110 anni nella storia

    • Andrea Piva

    C'era una volta in una fredda notte d'inverno. Per raccontare la storia del Torino si possono prendere in prestito le parole che solitamente sono utilizzate nelle fiabe per i bambini, d'altronde quella della società granata più che la vita di una normale squadre di calcio, con le sue vittorie e le sue sconfitte, sembra essere una favola, in cui ciò che accadeva dentro il campo da calcio ha spesso lasciato spazio a vicende esterne.

    Come detto, la storia del Torino è iniziata in una notte d'inverno: era il 3 dicembre 1906 e alla birreria Voigt, un locale nel centro di Torino che sorgeva dove oggi è presente il celebre bar Norman, si ritrovarono un gruppo di 23 persone, quasi tutti stranieri. Tra di loro alcuni dissidenti della Juventus, capitanati dallo svizzero Alfred Dick, e i dirigenti del Foot Ball Club Torinese (una delle più antiche squadre italiane nelle cui fila ha anche militato come calciatore Vittorio Pozzo): insieme fondarono il Foot Ball Torino, come presidente venne eletto lo svizzero Hans Schoenbrod. Pochi giorni dopo, il 16 dicembre, venne giocata e vinta la prima partita, l'avversario fu la Pro Vercelli che venne battuta per 3-1. Il 13 gennaio 1907 si giocò invece il primo derby, risultato finale: Torino-Juventus 2-1.


    La seconda data importante della storia del Torino è quella del 17 ottobre 1926: il giorno dell'inaugurazione del campo Torino, meglio conosciuto come stadio Filadelfia. Il Filadelfia fu uno dei primi casi di stadi di proprietà, venne fatto costruire dall'allora presidente granata (il conte Enrico Marone di Cinzano) e fu la casa del Toro fino al 1994, anno dell'abbandono a cui seguì la demolizione con la promessa, mai mantenuta, da parte dei dirigenti dell'epoca e dell'amministrazione comunale di un'immediata ricostruzione. Solamente negli ultimi anni la situazione per la ricostruzione del Filadelfia si è sbloccata e lo stadio nei prossimi mesi tornerà ad ospitare il Torino.

    Con la costruzione del Filadelfia, al termine del campionato 1926/1927, arrivò anche il primo scudetto. Il titolo venne però revocato qualche mese dopo per un presunto caso di corruzione: secondo quanto la giustizia dell'epoca un dirigente del Torino, il dottor Nani, prima di un derby con la Juventus avrebbe corrotto il terzino bianconero Allemandi ma si sarebbe poi rifiutato di pagare la somma stabilita in quanto, nonostante la vittoria dei granata, il giocatore della Juventus era stato il migliore in campo. I due avrebbero litigato in una stanza d'albergo e la loro conversazione sarebbe stata sentita da un giornalista del Il Tifone di Bologna che, casualmente, alloggiava nella stanga vicina. Le indagini furono svolte dalla Federcalcio guidata da Leandro Arpinati, un gerarca fascista che ricopriva anche il ruolo di podestà di Bologna ed era un noto tifoso della squadra rossoblù che, proprio quell'anno si contese fino all'ultimo lo scudetto con il Torino. La gioia per il primo scudetto del Torino venne così rimandata di un anno, al termine del campionato 1927/1928 la squadra guidata dal “trio delle meraviglie” composto da Rossetti, Baloncieri e Libonatti si laurerò infatti campione d'Italia.

    Nel 1942 ha invece avuto inizio la storia del Grande Torino. Quell'estate il presidente Ferruccio Novo acquistò dal Venezia una delle coppie di mezzali più forti del mondo: Ezio Loik e Valentino Mazzola. Oltre a loro arrivarò anche il mediano Giuseppe Grezar dalla Triestina. I tre si unirono ad una squadra che poteva già contare sul centravanti Guglielmo Gabetto e sulle ali Franco Ossola, Pietro Ferraris e Romeo Menti. Il Torino terminò così il campionato 1942/1943, l'ultimo prima della sosta a causa della guerra al primo posto e si aggiudicò anche la Coppa Italia. Terminato il conflitto mondiale, Novo trasformò il suo Torino nella  squadra perfetta, completando con gli acquisti del portiere Valerio Bacigalupo, dei terzini Aldo Ballarin e Viriglio Maroso, del mediano Eusebio Castigliano e del centrale Mario Rigamonti. Quel Torino vinse per altri quattro anni lo scudetto, inanellando record che ancora oggi sono imbatutti (come quello della vittoria con maggiore scarto in serie A: 10-0 all'Alessandria) e divenne la squadra più famosa al mondo. La sua storia si interruppe il 4 maggio 1949 quando l'aereo su cui viaggiavano i giocatori, di ritorno da una trasferta a Lisbona, si schiantò contro la Basilica di Superga. Nell'impatto morirono tutti i 31 passeggeri del velivolo.

    Prima di rivedere il Torino vincere nuovamente lo scudetto, bisogna andare fino al 1976 quando, grazie ai gol di Pulici e Graziani la squadra di Radice riuscì ad arrivare davanti alla Juventus in classifica. Fu un campionato incredibile, terminato con una pazzesca rimonta del Torino. La rinascita dopo Superga era già iniziata negli anni '60, anche se il club granata fu colpito da un'latra tragedia: la sera del 15 ottobre 1967 Gigi Meroni, il giocatore simbolo del Toro, venne investito mentre attraversava la strada e a soli 24 anni morì. L'8 novembre del 1976 il Torino fu colpito dall'ennesimo grave lutto della sua storia: Giorgio Ferrini, il capitano dei capitani, il giocatore con in assoluto all'attivo più presenze con la maglia granata morì, pochi mesi dopo aver vinto lo scudetto da vice allenatore. 

    Il Toro anni '80 è quello che sfiora un altro tricolore, nell'anno in cui il Verona (era la stagione '84-'85) si laurea campione d'Italia precedendo i granata di quattro punti. È ancora un Toro, come nei due decenni precedenti, che fa paura alla Juve in occasione dei derby: ed è targato anni '80 il più emozionante di tutti, quello del 3-2 in favore dei granata, quello di “DossenaBonessoTorrisi” pronunciato tutto d'un fiato, quello in cui la Juve in vantaggio di due gol (era il 27 marzo del 1983) si piegò al Toro in soli 124 secondi. 

    Gli anni '90 sono quelli dell'ultima finale internazionale: una finale che a distanza di 24 anni, era la stagione era la '91/'92, è ancora viva nei ricordi dei tifosi granata. Dopo aver eliminato il Real Madrid in semifinale, il Toro di Mondonico sfiorò l'impresa nella doppia finale contro l'Ayax. Due pareggi (2-2 a Torino e 0-0 al ritorno) e tre pali colpiti dai granata, ma alla fine ad alzare la coppa nella notte di Amsterdam furono gli olandesi. È la serata della sedia al cielo di Mondonico, in segno di protesta contro un calcio di rigore non assegnato per fallo su Cravero. 

    Da allora, per anni, la storia del Toro è stata caratterizzata da un saliscendi tra la B e la A, fino ad arrivare al punto più basso, nell'estate del 2005. Qualche settimana prima i granata avevano festeggiato la promozione in Serie A, ma lo spettro del possibile fallimento divenne purtroppo realtà  per colpa di una fidejussione falsa. Un'estate caldissima che portò all'avvento di Urbano Cairo, che il 2 settembre del 2005 divenne ufficialmente il presidente del Toro. 

    Siamo ora alla storia recente: con Cairo subito una promozione in A, dopo un solo anno, ma è soltanto dopo l'arrivo di Ventura (nel 2001) che il Toro si è stabilizzato nella massima serie. Nel 2014-2015 il ritorno in Europa dopo 22 anni e nell'attuale stagione, con Mihajlovic, una squadra che finalmente è tornata a non avere paura di nessuno e a lottare ancora per l'Europa. 


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