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  • Torino, una nuova vita per Gillet?

    Torino, una nuova vita per Gillet?

    • Alessandro Salvatico
    Undici anni di carriera, la compagna di una vita, un figlio: la città di Bari ha dato tutto a Jean-François Gillet, adottandolo, e il portiere belga a sua volta si è votato al capoluogo pugliese e alla sua squadra di calcio. Prima che la storia finisse, nel peggiore dei modi. Non con il trasferimento professionale a Bologna e a Torino, ma dopo: con le vicende legate al calcioscommesse che hanno finito per mettere in mezzo anche l'atleta, in un primo momento dichiarato non solo estraneo alla vicenda ma perfino lodato per la sua condotta dagli stessi giudici che, in un secono momento, lo hanno condannato.

    Una condanna (ridotta in seguito a 12 mesi) che Gillet ha sempre rifiutato con forza, con argomentazioni circa l'inattendibilità degli accusatori che in effetti hanno acceso notevoli perplessità presso l'opinione pubblica; ma non abbastanza da far cambiare idea alla giustizia sportiva. E così, il calciatore arrivato in Italia nel 1999 finì col restituire al sindaco Emiliano le chiavi della città che aveva ricevuto quando era diventato il più presente della storia del Bari (364 partite ufficiali): “Ne abbia cura”, precisò però, “perchè un giorno verrò a riprendermele insieme alle scuse di coloro che mi hanno condannato senza attendere le sentenze dei tribunali”.

    Che sia arrivato già ora, questo momento? Le “scuse” della città non sono ancora all'orizzonte, e probabilmente altra acqua dovrà passare sotto i ponti perchè questo possa avvenire. Ma il ritorno di Jean-François Gillet nella “sua” Bari, la città in cui ha imparato prima la lingua locale di quella italiana, potrebbe essere prossimo. O almeno, così spera.

    Roland Duchâtelet, magnate belga che fra le altre cose possiede diverse società di calcio in giro per il continente, è seriamente candidato a rilevare l'A.S. Bari che la famiglia Matarrese sta pilotando verso un fallimento annunciato. L'imprenditore e uomo politico fiammingo, infatti, è da sempre un grande tifoso dello Standard Liegi, che negli ultimi anni è pure diventato una delle sue ennesime proprietà personali. A metà anni '90, da assiduo frequentatore dei campi (anche d'allenamento) de Les Rouches, ebbe modo di innamorarsi calcisticamente di un giovanissimo, brillante portierino: per l'appunto, Jean-François Gillet, che con suo rammarico l'allora patron lasciò presto partire per l'allora ricca Italia pallonara.

    Duchâtelet non ha smesso di seguire la carriera del nazionale belga, apprezzando l'uomo serio e dall'intelligenza ficcante che nel frattempo era diventato. La voce che oggi  ci è giunta dai suoi ambienti, affascinante, è questa: se sbarcasse a Bari, gli piacerebbe portare con sé, come ambasciatore, conoscitore e consigliere, proprio Gillet, che così assumerebbe un ruolo dirigenziale (da meglio definire).

    Sarebbe pronto, il quasi 35enne granata, ad appendere i guanti al chiodo? E soprattutto a ributtarsi nella “sua” Bari, affrontandone i forti malumori con la sola forza dell'intima convinzione nella propria innocenza? Non si sa se, per il momento, Gillet abbia avuto la possibilità di valutare questa possibilità (tutta ancora da realizzarsi, previo acquisto del club da parte di Duchâtelet, ovviamente). Se lo facesse, se decidesse di accettare, la sua sarebbe una scelta estremamente coraggiosa. Ma non certo la prima della sua vita: in fondo, per metà della sua carriera professionale ha scelto, ogni anno, di rifiutare le proposte della Serie A per rimanere nella sua città. No, il coraggio non gli è mai mancato, ma ora se la dovrà vedere con la voglia di sentirsi ancora un atleta.

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