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  • Torna Luis Alberto, torna la vera Lazio: il gol di Milinkovic la notizia più attesa

    Torna Luis Alberto, torna la vera Lazio: il gol di Milinkovic la notizia più attesa

    • Franco Recanatesi
    Capita che in un sabato brianzolo, grigio e piovoso, in un orario più adatto all' amatriciana che al pallone, la Lazio ritrovi la luce. Vittoria dopo cinque flop, ma soprattutto il ritorno in grande spolvero di Luis Alberto e un altro passo avanti di Milinkovic, i due fari dello sorso anno con le lampadine fino a una settimana fa fulminate. Tre gol, una traversa, altre cinque o sei nitide occasioni: si è rivista dopo lunga attesa la giostra biancoazzurra, con gran divertimento dei giocatori in campo e dei pochi, affamati spettatori sulle tribune.

    A differenza di una scellerata abitudine ultimamente registrata, i ragazzi in bianco e azzurro sono entrati in campo col piglio giusto, prendendo per il bavero l'avversario e scuotendolo ripetutamente. Merito indubbiamente della mini-rivoluzione di Simone Inzaghi, che non si è piegato alla difesa a quattro ma alla contemporanea presenza dei suoi piedi più raffinati sì. Davanti al terzetto difensivo (con Felipe Luiz finalmente preferito a Wallace), un centrocampo a quattro, un trequartista e due punte. Un 3-4-1-2 assai elastico, perché Immobile e Corrias davanto una grossa mano in fase di non possesso e Luis Alberto guidava le danze partendo da lontano ma senza che la fatica delle pedalate incidesse sulla qualità delle giocate. Inzaghi ha rinunciato in pratica al regista classico per un regista a tutto campo, mettendo in campo una squadra decisamente offensiva alla quale ha chiesto in cambio corsa e pressing, cioè grande sacrificio, che comunque tutti hanno accettato di buon grado, e un occhio di riguardo per Barella che Parolo e Milinkovic hanno quasi annullato.

    Intrappolato il suo centrocampista di riferimento (meglio come mezz'ala che come suggeritore alle spalle delle punte il giovane azzurro), senza uomini determinanti per i suoi equilibri come Castro e Pavoletti, il Cagliari ha ceduto presto all'avvio tambureggiante dei biancoazzurri, già all'11' quando Milinkovic ha preso la mira e infilato di piatto una corta respinta di Cragno su tiro di Correa. Non segnava da dieci partite il serbo più criticato del campionato, per la verità giustamente avendo finora raggiunto la sufficienza in una sola partita su 16, quella contro il Genoa. E si è capito dalle lacrime seguite all'abbraccio dei compagni quanto questo pesasse nel suo sforzo di ritrovare estri antichi. Stavolta, non solo per il gol fatto e altri due sfiorati, è salito ben oltre la sufficienza, come ha sottolineato l'applauso di un pubblico che gli aveva persino dedicato striscioni irrisori e persino offensivi.

    La cerniera di centrocampo (Marusic-Parolo-Milinkovbic-Lulic) funzionava bene anche perché Luis Alberto - come ho detto - si faceva trovare in ogni angolo del campo e - diciamolo senza offesa - per la morbidezza della resistenza sarda. Né Farias né Ionita né Padoin riuscivano a sopperire all'intrappolato Barella, Cerri là davanti si batteva come un leone, un paio di volte riuscendo a impensierire la retroguardia laziale. La difesa cagliaritana tremava ad ogni assalto, travolta dal tourbillon e dal lussuoso fraseggio di Immobile-Corrias-Luis Alberto-Milinkovic. E dopo il mancato raddoppio di Correa prima (Cragno in due tempi sulla linea di porta) e Immobile poi (parte inferiore della traversa: quinto legno per Ciro!), giungeva largamente annunciato il 2-0: corner di Luis Alberto - ogni suo calcio piazzato un pericolo - spiazzata testa-spalla di Correa, respinta corta di Cragno, tocco in rete dell'incredibile Hulk-Acerbi, alla sua 124esima partita consecutiva di campionato senza mai una sostituzione. Il primo tempo si chiudeva con una parata discretamente difficile di Strakosha su Faragò, pericoloso sulla fascia destra.

    Ripresa più equilibrata ma solo perché la Lazio aveva deciso di aspettare per colpire in contropiede. Secondo logica. E dopo un colpo di testa di Acerbi che sfiorava la doppietta un altro buon intervento del portiere albanese su solito Faragò, i piani di Inzaghi si realizzavano attraverso una spettacolare manovra: Correa murava sulla linea mediava un rinvio di Romagna, Immobile partiva centralmente a razzo, al momento giusto toccava a Lulic che di sinistro infilava un imprendibile diagonale. Partita chiusa, Cagliari vittima sacrificale all’Olimpico dove storicamente prende sberle, ritorno della Lazio che adesso spera di conservare il quarto posto.

    Il resto della partita riserva però altre piccole emozioni. La squadra tutta che cerca con insistenza di mandare Immobile in gol, ed è solo colpa del bomber se non riesce a piazzale in diagonale giusto sull’invito riconoscente di Lulic. E poi il ritorno di Lucas Leiva negli ultimi venti minuti. Il brivido per la chiamata alla sostituzione di Luis Alberto al 75'. La strepitosa parata di Strakosha sul solitario Dessena. La sciocchezza di Bastos che regala al Cagliari il rigore della bandiera allo scadere (la Lazio subisce gol da dieci giornate), il giallo dell'arbitro Manganiello a un Immobile nervoso come sarebbe chiunque si nutra di gol e il gol non arriva neanche contro il suo bersaglio preferito: sette gol nelle ultime sei partite contro il Cagliari. Sarà per un'altra volta.

    Lazio-Cagliari 3-1 (primo tempo 2-0)

    Marcatori: 12 pt Milinkovic (L), 23' pt Acerbi (L), 21' st Lulic (L), 92' rig. Joao Pedro (C)

    Assist: 21' st Immobile (L)

    Lazio (3-4-2-1): Strakosha; Luiz Felipe, Acerbi, Radu (35' Bastos); Marusic, Milinkovic (24' st Leiva), Parolo, Lulic; Luis Alberto (32' st Lukaku), Correa; Immobile. All. Inzaghi.

    Cagliari (4-3-2-1): Cragno; Pisacane, Romagna, Klavan (1' st Pajac), Padoin; Bradaric, Faragò, Ionita; Barella (28' st Dessena), Joao Pedro; Cerri (1' st Farias). All. Maran. 

    Arbitro: Manganiello (sez. Pinerolo)

    Ammoniti: 14' st Faragò (C), 47' st Bastos (L), 49' Immobile (L)

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