Barreto è finalmente granata. Significa che tutti i problemi del Toro si risolveranno in un battito di ciglia? No, non sarà così. Attorno al brasiliano si è creata un'aspettativa fuori da ogni logica umana oltre che sportiva: dall'altra sponda del Po, a Torino, la Juve aspettava Del Piero al rientro da un infortunio e Agnelli lo ribattezzò Godot, quello che nel teatro dell'assurdo e nell'opera di Samuel Beckett aspettavi e non arrivava mai. Beh, almeno Barreto a Torino ci è arrivato, ma si è fatto attendere parecchio.

C'è poi da credere che alla prima palla o gol sbagliato da Barreto arriverà il solito saccente a dire: 'Ah questo è Barreto? L'abbiamo pagato anche bene, inseguendolo per due anni'. Un po' come quelli, pochi per fortuna, che erano pronti a deridere Caceres contro il Siena al primo errore. Insomma, Barreto arriva al Toro e fa felice Ventura ma non risolve i problemi granata istantaneamente. Innanzitutto perché non stiamo parlando di Ibrahimovic, e in secondo luogo perché il Toro comunque ha un gioco - anche se può non piacere - e attraverso questo gioco cerca il risultato. E non lo fa attraverso i singoli. Ecco perché Barreto non cambierà tutto dall'oggi al domani. 

Intanto speriamo di vederlo in campo a dare una mano alla squadra, ma prima di tutto a lottare già in allenamento per trovare un posto che non gli è stato assicurato solo perché è il pupillo dell'allenatore. Anzi, con i suoi uomini di fiducia Ventura è ancora più esigente e duro. Anche Barreto lo sa. Detto questo, una critica alla società va fatta comunque: Barreto è arrivato a Torino e siamo tutti contenti, ma se in questo ambiente e in questa piazza ora sul giocatore pende un'attesa eccessiva, così come scritto sopra, la colpa di certo non è dei tifosi, ma di una dirigenza che ha impiegato due anni a prendere un giocatore esplicitamente richiesto e voluto dall'allenatore. E' un errore che spesso fa questa società (ricordate Gabionetta?) e si spera non ripeterà in futuro.