Toromania: Cairo non ha imparato dai suoi stessi errori. Ecco perché è contestato
Non si può negare il fatto che il Torino, a livello di rosa, sia stato rinforzato rispetto a un anno fa proprio grazie agli arrivi di Verdi e Laxalt, semmai ciò che viene contestato a Cairo è di essere intervenuto sul mercato solamente negli ultimi giorni di mercato, a campionato iniziato e con la squadra eliminata dai preliminari di Europa League. Il caso Zaza, per non tornare troppo indietro nel tempo, avrebbe dovuto insegnare che a un giocatore può servire del tempo prima di integrarsi nei meccanismi di una squadra e trovare la stessa condizione dei nuovi compagni: Verdi è invece arrivato proprio pochi minuti prima della chiusura del mercato e al momento sembra il cugino del giocatore ammirato al Bologna.
A Cairo viene poi rimproverata la mancanza di un piano per far crescere la società: non c’è uno stadio di proprietà (non c’è neppure il progetto o l’intenzione di acquistarne o costruirne uno, nonostante sia stato lo stesso Cairo, appena diventato presidente del Torino nel 2005, a indicarlo come un qualcosa di indispensabile per una società di calcio), il Filadelfia e il Robaldo da anni sono incompiuti (anche se in questi le responsabilità vanno divise con la Fondazione e con il Comune), mancano figure forti all’interno della dirigenza con lo stesso Cairo che, per sua volontà, tende ad accentrare il controllo di ogni questione.
Se la contestazione è ora tornata ad esplodere in maniera così forte, non è perché i tifosi si sono dimenticati di Verdi, Laxalt e del fatto che quest’estate nessuno sia stato ceduto, ma è per le mancanze e gli errori già commessi in passato e ora ripetuti. Errori da cui Cairo non sembra aver imparato.