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  • Toromania: il 3 maggio degli imbecilli, il 4 maggio degli Invincibili

    Toromania: il 3 maggio degli imbecilli, il 4 maggio degli Invincibili

    • Andrea Piva
    C'è un giorno in cui le lancette dell'orologio girano al contrario, in cui il tempo sembra riavvolgersi come il nastro di una vecchia videocassetta fino a fermarsi ad un momento preciso: le 17.03 del 4 maggio 1949. C'è un luogo a cui, quel giorno, è impossibile per chi abita a Torino o nei dintorni non lanciare un'occhiata: quella Basilica che a volte nei giorni di nebbia emerge dal grigio e sembra essere sospesa nel nulla, anziché saldamente ancorata alla collina da cui prende il nome. Superga. E se il caso ha voluto che tu nascessi granata, quella sensazione di viaggiare a ritroso negli anni l'hai avuta varie volte e conosci bene anche quello strano sentimento di orgoglio misto a malinconia che accompagna chi perde il proprio sguardo in quel colle.

    Sessantotto anni fa un boato si portò via il Grande Torino. Dal quel pomeriggio del 1949 il 4 maggio non è più stato un giorno come gli altri: impossibile che lo sia per chi si è legato a quella squadra e a quei colori. Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. E poi Dino Ballarin, Martelli, Operto, Grava, Bongioni, Fadini e Schubert. Non c'è tifoso del Toro che non conosca questi giocatori, che non sappia la loro storia, che il 4 maggio non pensi a loro. Questo è il giorno in cui per ogni cuore granata il tempo torna indietro; e allora poco importa se Belotti va via o resta, se Hart sta per tornare in Inghilterra o se Benassi è arruolabile per il derby, il 4 maggio è il giorno del Grande Torino, il giorno dell'orgoglio granata, il giorno in cui nel 1949 l'Italia intera ha pianto i suoi figli scomparsi a Superga.

    Il ricordo di quella squadra invincibile è in grado di cancellare, più di quanto abbia fatto la vernice rossa, anche i segni lasciati sui muri da coloro non sanno fermarsi neanche di fronte alla morte, che ventiquattro ore prima dell'anniversario della tragedia hanno imbrattato la strada che porta a Superga con insulti e scritte inneggianti a sciagure simili. Il Grande Torino è stato un patrimonio dell'Italia, una fonte di speranza per un Paese messo in ginocchio dalla guerra e un simbolo della rinascita: offendere la memoria di quella squadra è offendere la memoria di chi in quegli anni ha vissuto e sofferto. Proprio come faceva capitan Valentino nei momenti di difficoltà, ora è il caso di rimboccarsi le maniche per far sì che episodi simili non si ripetano. 

    Ma oggi è il 4 maggio e anche quelle odiose scritte sembrano appartenere ad un'altra epoca. Oggi le lancette dell'orologio girano al contrario e il tempo si riavvolge fino alle alle 17.03 di quel pomeriggio del 1949. Oggi è il giorno del Grande Torino. Oggi è ancora più bello essere del Toro.

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