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  • Toromania: non era Mazzarri il problema principale

    Toromania: non era Mazzarri il problema principale

    • Andrea Piva
    “Tutto cambi perché nulla cambi” scriveva Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo. Ed è quello che è accaduto anche al Torino: via Mazzarri, è arrivato Longo, ma il risultato è rimasto lo stesso. Contro la Sampdoria è arrivata la quarta sconfitta consecutiva in campionato e Sirigu è stato costretto a raccogliere altri tre palloni dal fondo della propria porta (sono in totale sedici in gol incassati nelle ultime quattro di campionato). Non si possono attribuire certo responsabilità al nuovo allenatore per l’ennesimo ko stagionale (non si poteva chiedergli di più dopo pochi giorni di allenamento), semmai è arrivata la controprova che il principale problema del Torino non era il vecchio tecnico. 

    Certo, di errori Mazzarri e il suo staff ne hanno commessi: il primo riguardo la preparazione atletica della squadra. Il Torino non corre, non riesce a mantenere ritmi accettabili per tutti i novanta minuti, arriva a un punto in cui le energie e la lucidità cominciano a mancare, si è visto anche ieri nei venti minuti finali, proprio quelli in cui la Sampdoria ha dato vita alla propria rimonta. In secondo luogo ha avallato una strategia di mercato inconcepibile, fatta solamente di cessioni e nessun acquisto, che hanno ridotto le già scarne possibilità di cambiare qualcosa in mezzo al campo. Cairo, parlando proprio del mercato, ha scaricato le responsabilità sull’allenatore toscano, senza però assumersi le proprie per l’aver costruito una squadra non altezza degli obiettivi in origine prefissati. 

    Già, perché oltre che avere problemi di tenuta fisica e mentale (come si è visto anche ieri), il Torino ha limiti tecnici: nel primo tempo ha schiacciato la Sampdoria nella propria metà campo, ha giocato con veemenza, ma solo una volta è riuscito ad andare il tiro. Si è ben presto perso il conto dei cross sbagliati e degli appoggi imprecisi. Non sarà facile per Longo far uscire il Torino dalla crisi nel quale si è infilato ma, con il mercato chiuso, non ci resta che fidarci e sperare in lui.

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