Una settimana per rialzarsi. Dopo il ko interno subito ad opera del Cagliari, il Toro ha ancora sette giorni per ritrovarsi e rimettersi in carreggiata. Non è il tempo dei drammi, questo. E' invece l'ora di rimboccarsi le maniche, di lavorare e ritrovare la concentrazione. Forse anche la condizione fisica migliore: lo ha detto Ventura, 'se non siamo al massimo soffriamo'. Il Toro lavorerà anche su questo, c'è da starne certi.

Intanto quasi la metà del girone d'andata è passata. Un primo bilancio è stato fatto e gli errori, tecnici e societari, sono stati evidenziati dal rammarico per i punti perduti e che, con un piccolo sforzo in più nel mese di luglio e agosto, ora farebbero del Toro la quinta squadra della classifica di Serie A. Siamo qui ancora una volta a ripeterlo, ma evidentemente la sostanza non cambia mai. Poteva essere, bisognava fare, si sarebbe dovuto: e ai tifosi non resta altro che una gioia strozzata, mai completa.

Questo Toro ti fa godere per una vittoria clamorosa sull'Atalanta, poi lo appenderesti al muro per come va a perdere in casa contro un Cagliari che in sei partite non aveva mai vinto. Peraltro lo resusciti e lo rimetti in corsa, mentre battendolo lo avresti mandato a nove punti da te. Niente da fare, il Toro deve soffrire, sempre. I granata devono sempre essere al duecento per cento per fare punti.

'Massimo risultato col minimo sforzo' è una frase che a Torino si usa solitamente per descrivere qualche vittoria avversaria, mai quella del Toro, che per vincere deve invece sudare, faticare, far arrabbiare e spaventare i propri tifosi: questa squadra è così, incompleta e forse eternamente incompiuta. Adesso però è tempo di svoltare, perché tra sette giorni, tanto per cambiare, i granata sono attesi da un Palermo che non ha intenzione di fare sconti a nessuno.