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  • Toromania: Ventura ritrova i propri tifosi nel giorno della memoria

    Toromania: Ventura ritrova i propri tifosi nel giorno della memoria

    Si sono svolte davanti ad oltre tremila persone le celebrazioni per ricordare, a 67 anni dalla tragedia, il Grande Torino. Il popolo granata si è nuovamente ritrovato a Superga, mostrando ancora una volta il forte affetto e legame verso la squadra più forte di tutti i tempi. Ma questa volta, il ricordo e l’affetto non erano rivolti soltanto a Valentino Mazzola e compagni: è stato, infatti, il primo 4 maggio senza don Aldo Rabino, storico cappellano granata, scomparso l’estate scorsa, con il testimone che è passato a don Riccardo Robella. La squadra, arrivata al colle poco prima delle 17, è stata accolta con un grandissimo abbraccio e da fortissimi cori, e tra i più acclamati c’era proprio lui: Giampiero Ventura.

    AFFETTO RITROVATO
    All’uscita del pullman, infatti, il tecnico ha ricevuto tutto il calore degli oltre tremila tifosi, ricevendo cori di apprezzamento. Dopo una stagione complicata, in cui spesso il rapporto con la gente del Toro sembrava essersi incrinato quasi definitivamente, raggiungendo l’apice con lo striscione “15 maggio 2016: l’avVentura è finita” esposto prima della gara contro il Carpi, Ventura è tornato ad essere appoggiato da gran parte della piazza. E il tecnico, da parte sua, si è dimostrato molto disponibile nel concedersi a fotografie con i tanti presenti. Oltre a lui, grande affetto per il presidente Urbano Cairo, per capitan Glik, per gli attaccanti Ciro Immobile, Andrea Belotti e Maxi Lopez e per l’idolo dei tifosi, Bruno Peres. Qualche momento di tensione al ritorno dei giocatori in pullman, quando c’è stato un piccolo parapiglia tra uno steward e due sostenitori del Toro. Questo spiacevole episodio, comunque, non ha assolutamente rovinato le celebrazioni degli Invincibili.

    “DON ALDO E’ QUI”
    Don Robella ha aperto la Messa con una richiesta singolare: “Fate avvicinare tutti bambini, fateli sedere accanto ai parenti e alle persone che hanno potuto vedere il Grande Torino: raccontate loro degli aneddoti di vita vissuti da questi straordinari uomini, prima ancora che calciatori, e fateli vostri per sempre”. Emozione incredibile, all’interno della chiesa, al ricordo di don Aldo Rabino: “Tutti noi sentiamo la sua mancanza, ma dobbiamo essere consapevoli che lui è qui con noi: questa è la cosa più bella, perché lui non ci abbandonerà mai”. Molto sentito anche l’episodio raccontato da don Robella: “Ieri (martedì, ndr) mi sono seduto davanti alla lapide in rigoroso silenzio e mi sono messo a pensare. Mi sono immedesimato in tutti i parenti dei giocatori del Grande Torino, alle mogli ormai vedove, ai figli orfani o che addirittura non avevano nemmeno conosciuto i loro papà. E poi, proprio lì, ho notato una piccola cornice con dentro la foto di don Aldo, e ho provato un forte senso di consolazione”. Infine, un’ammonizione a tutti i tifosi: “Il 4 maggio non è un giorno di festa, ma è il giorno in cui, ogni anno, ci fermiamo in silenzio, guardiamo verso il cielo e saliamo in un luogo dove la storia è diventata mito. I racconti fissati nei libri rappresentano la nostra identità, è ciò che davvero ci rende diversi a tutti gli altri. Qui a Superga ci sentiamo una vera famiglia: spesso litighiamo tra di noi, ma ci vogliamo bene. La gente del Toro è bella e imperfetta”.

    Emanuele Pastorella
     

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