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  • Romamania: Totti su De Rossi, più amico e compagno che dirigente

    Romamania: Totti su De Rossi, più amico e compagno che dirigente

    • Paolo Franci
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    Scrive Totti su Twitter: "Tutti hanno il diritto di sbagliare. Daniele ieri ha sbagliato ed è il primo a saperlo. Ma nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma: è il nostro capitano. Ora al lavoro, tutti insieme, per ripartire subito". Capisco la posizione di chi ragiona ancora con un piede nello spogliatoio. Soprattutto parlando di un amico con il quale ha condiviso mille e mille emozioni, punto di vista, quest'ultimo, assai condivisibile. Onestamente vi dico: forse l'avrei fatto anche io nei suoi panni.

    Faccio fatica, però, a cogliere il dirigente nelle parole di Totti. Un comportamento come quello di Genova chi dirige ha il dovere di stigmatizzarlo in maniera energica e, magari, accennando anche ai provvedimenti che la società adotterà per il danno arrecato al club: dai punti persi alle giornate di squalifica che incasserà un giocatore importante come De Rossi. Per quanto doloroso sia, i dirigenti hanno il dovere di indicare la via al gruppo di giocatori anche attraverso atteggiamenti punitivi.

    Poi dissento garbatamente sul “Nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma”. E perchè mai non dovremmo poterne discutere? Tra l'altro, Totti, in qualche modo si contraddice. Ammette come De Rossi abbia sbagliato – e sa bene come gli errori siano oggetto di discussioni che, a volte possono durare una vita: provate a chiedere a Ventura, Montella,Balotelli, oppure all'ultimo presidente del Consiglio...- ma non vuole che se ne discuta in nome della militanza giallorossa. Provocazione: sarebbe come dire che lo scudetto svanito con il gol di Turone e finito alla Juve, non si doveva e non si deve discutere in nome del curriculum juventino.

    Certo, capisco la sua uscita: a Totti basta alzare un sopracciglio per chiamare la gente a raccolta o far cambiare idea anche al più “capoccione” dei tifosi. E immagino che abbia scelto di scrivere nel tentativo (riuscito, immagino) di raffreddare l'ambiente.

    A Totti, però, sarà bene ricordare come De Rossi accolse la punizione di Luis Enrique a Bergamo, quando fu messo fuori squadra per un ritardo di pochi minuti alla riunione tecnica. Proprio Daniele, ragazzo leale, intelligente e intellettualmente onesto, accettò il provvedimento ritenendolo giusto. E non fu ipocrisia del momento, perchè tre anni dopo, quando la Roma affrontò il Barcellona dirà testualmente su Luis Enrique, incorniciandone i successi con affetto: “Evidentemente non era uno scemo _ riferendosi alla cattiva stampa di quei mesi a Roma _ I suoi successi, a parte domani, mi fanno piacere, faccio sempre il tifo per lui, perché, indipendentemente da tutto, lui e il suo staff sono delle gran brave persone”. Ragazzo onesto e coerente, De Rossi. E il primo a sapere che la pressione di una corsa per il titolo devi saperla tenere, sennò sono solo dolori, per sé stessi e la squadra.

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