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Tre investitori in corsa per comprare la Sampdoria: salvezza fondamentale per evitare problemi in tribunale

Tre investitori in corsa per comprare la Sampdoria: salvezza fondamentale per evitare problemi in tribunale

  • Renzo Parodi
Ci sono un arabo, un americano e un italiano... Sembra l’inizio di una barzelletta invece è la fotografia, alquanto sfocata, della estenuante vicenda che vede la Sampdoria sospesa nel limbo dell’incertezza. Un proprietario di fatto ormai privo di poteri, Massimo Ferrero, tuttora agli arresti domiciliari (l’arresto il 6 dicembre 2021) schiacciato da accuse pesantissime, la più grave la bancarotta fraudolenta relativa a quattro società calabresi del suo cosiddetto impero.

La Sampdoria imprigionata in un trust a garanzia di altre due società del gruppo Ferrero, sull’orlo del fallimento. E il trustee, ossia il custode del trust, il commercialista veneziano Gianluca Vidal, incaricato di trovare l’uscita del labirinto nel quale egli stesso e Ferrero hanno cacciato il club blucerchiato. Vidal deve trovare un acquirente disposto a caricarsi in spalla i 130 milioni della situazione debitoria del club, nonché i 20-25 milioni necessari per tacitare i creditori delle due società in odore di fallimento, la Eleven Finance (cinema) e la Farvem (alloggi popolari alla periferia di Roma); e infine accollarsi il passivo di gestione per il 2021 (il bilancio della Sampdoria copre l’anno solare) che presumibilmente si aggirerà attorno ai 20 milioni di euro. Malcontati fanno 170 milioni, una palla al piede che certamente non incoraggia aste fra i competitors.

Nel frattempo la squadra lotta per evitare la retrocessione che sarebbe la catastrofe nella catastrofe. Con la squadra in serie B, è difficile immaginare che si faccia a pugni per mettere in portafoglio un club precipitato nella serie cadetta. Il “paracadute” da 25 milioni varrebbe la metà della somma incassata in serie A alla voce diritti tv. Nell’ipotesi serie B l’offerta precipiterebbe oltre la metà del valore e non risolverebbe i problemi di bilancio del club e neppure i concordati. Restare in A diventa dunque vitale.

Eccoci dunque alla barzelletta, pardon, allo scenario attuale. I tre soggetti individuati da Vidal come possibili acquirenti non hanno ancora compiuto il passo decisivo. Ovvero presentare un’offerta formale che soddisfi le prescrizioni fissate a maggio 2021 dal decreto del tribunale fallimentare di Roma che ha dato il via libera ai due concordati. A patto di raggiungere l’ok al piano di salvataggio da parte dei creditori delle due società. Per Farvem l’ok dovrebbe essere scontato. Per EF la procedura resta sospesa (i creditori non si sono ancora espressi) e quindi ancora nessuna omologa dei concordati, passaggio decisivo per consentire la vendita della Sampdoria. Un bel guazzabuglio. Un labirinto giudiziario nel quale si incrociano interessi divergenti nel quale ci si muove con cautela.

Fra i tre pretendenti il più attivo sembra essere l’arabo. Inutile cercare conferme. Imbavagliato dal patto di riservatezza, Vidal resta muto come un pesce. I componenti del cda della Sampdoria - il presidente Lanna, il vice Romei, Bosco e Panconi, gli uomini dei numeri – giurano di non avere avuto notizie da Vidal. Eppure qualcosa si sta muovendo e in città le voci si inseguono. Per quanto siano blindati, i contatti e gli incontri di Vidal finiscono per filtrare. L’altro giorno il commercialista ha incontrato gli emissari dell’investitore arabo che la settimana scorsa avevano avuto un abboccamento con Panconi. Gli uomini dei conti delle due parti sono al lavoro e stanno passando al setaccio i numeri del bilancio blucerchiato. Qualche criticità è emersa e non favorisce la rapidità della trattativa.

Il calcio italiano affoga nei debiti
– quattro miliardi di euro la sola Serie A – e la bruciante e inattesa esclusione della nazionale dal mondiale in Qatar ha assestato l’ennesimo colpo all’appeal internazionale del nostro pallone. L’Italia tuttavia resta una piazza appetibile e lo è anche la Sampdoria, a dispetto delle disavventure attraversate sotto la gestione di Massimo Ferrero.

La domanda fra i tifosi rimbalza dalle sacre stanze del potere cittadino ai caruggi, i vicoli della città medievale. Chi è l’arabo? Le voci, insistenti, puntano sugli Emirati Arabi Uniti. Il nome che filtra – al momento è una voce, insistente, ma priva di conferme ufficiali – è addirittura quello dello sceicco Mohammed bin Rashid al Maktoun, 72 anni, vicepresidente e primo ministro, nonché componente del consiglio Supremo del Paese. Una figura eminentissima, appassionata di corse di cavalli e dromedari, cultore di poesia e, quel che conta in questa sede, dotato di un patrimonio personale stimato da Forbes in 16 miliardi di dollari. Se davvero fosse lui il pretendente alla Sampdoria - lo sceicco di Dubai, assieme ad altri investitori degli Emirati – le prospettive del club che fu di Paolo Mantovani si ribalterebbero e orizzonti di gloria si spalancherebbero come d’incanto. Piano però con i sogni. Tra il dire e il fare c’è di mezzo quel groviglio che incrocia anche le disavventure giudiziarie di Ferrero alle quali la Sampdoria sembra estranea ma non si sa mai…

Vidal, in uno dei rarissimi momenti di eloquenza (pelosa…), si era lasciato sfuggire che effettivamente una personalità riconducibile al mondo arabo era interessata alla Sampdoria. “I gruppi arabi interessati ci sono, ma abbiamo avuto qualche difficoltà nel controllare alcuni documenti che dovevano consegnarci", aveva dichiarato Vidal all’emittente genovese Telenord, nel corso di una intervista rilasciata il 21 febbraio scorso. Indicato come il trait d’union fra la Sampdoria e lo sceicco Al Maktoun, Roberto Mancini ha smentito: “Non lo conosco personalmente”.

Tra i paesi arabi è in corso una gara ad acquisire club calcistici europei, a proposito dell’Inter si era parlato addirittura del Pif, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita che fa capo al principe Mohamed bin Salman. Recentemente il Pif (Public Investment Fund) ha investito 300 milioni di sterline nel Newcastle, nobile decaduto del calcio inglese. Il Qatar è riuscito ad organizzare il Mondiale e gli Emirati Arabi Uniti vogliono replicare scendendo nell’arena del pallone europeo. Dal 2008 lo sceicco di Abu Dhabi Mansour bin Zayed Al Nahyan (19 miliardi di euro di patrimonio personale) è il proprietario del Manchester City.

Il 29 ottobre 2021 Vidal aveva confidato al Secolo XIX di essere volato a Dubai e di aver incontrato dei potenziali acquirenti. Mediatori dell’incontro alcuni rappresentanti della Camera di commercio italiana negli Emirati. Giorni dopo si era diffusa la notizia dell’arrivo a Milano del finanziare Fahad Al Gergawi, Chief Executive Officer di Dubai Investment Development Agency (Dubai FDI), l'Agenzia di promozione degli investimenti esteri presso il Dipartimento di Sviluppo Economico. Senonché Ferrero, allora ancora a piede libero, aveva seccamente smentito Vidal negando qualsiasi contatto con gli investitori arabi. Un mistero nel mistero.

Chiunque sia l’investitore arabo (un’altra voce indica una personalità di spicco di Abu Dhabi) dovrà vedersela con un paio di competitors agguerriti. Un americano, forse un fondo di investimento, del quale nessuno ha fatto il nome. Sarebbe il “cavallo” che punta su Gianluca Vialli come presidente e su alcuni ex calciatori dello scudetto (Pagliuca, Bonetti, Vierchowod, lo stesso Lanna, Invernizzi). Non si tratta di Jamie Dinan, il patron del fondo York Capital (3 miliardi di dollari di patrimonio personale, 21 miliardi di capitali investiti) che nel 2019 assieme al socio Alex Knaster (oggi azionista di maggioranza del Pisa calcio) era arrivato ad un passo dall’acquisizione della Sampdoria. L’affare virtualmente concluso sulla base di 80 milioni di euro cash per e tasche di Ferrero era saltato all’ultimo istante di fronte all’ennesimo rilancio del Viperetta. Su quella cessione abortita era saltata la decennale amicizia tra Ferrero e l’avvocato Antonio Romei, oggi tornato in auge come vicepresidente della Sampdoria, nel cda di transizione che deve garantire la continuità aziendale e sportiva del club.

Il terzo pretendente è italiano e gli indizi portano a Massimo Zanetti l’industriale bolognese del caffè (la Segafredo Zanetti) che dopo il fallimento dell’affare Vialli si era avvicinato alla Sampdoria, incontrando alcune volte Edoardo Garrone. Al netto delle smentite di rito, Zanetti resta un papabile e si dovrà tenere d’occhio le mosse del suo uomo di fiducia, Luca Baraldi, già attivo nel calcio nel Parma di Tanzi, alla Lazio, al Bologna, di nuovo al Parma, poi in Segafredo e amministratore delegato della Virtus basket. Un uomo del mestiere.

Superate le ultime perplessità sui conti chi vorrà provarci dovrà farsi avanti con una offerta congrua rispetto alle condizioni fissate dal tribunale di Roma per i due concordati: 20-25 milioni da destinare ai creditori. In quel caso, Vidal avrebbe l’obbligo non la facoltà di cedere il club. La differenza salta agli occhi. Ferrero ha chiesto alla Sampdoria il saldo degli stipendi a suo tempo congelati a causa della precaria situazione di bilancio provocata dalle sue politiche sballate: tre milioni di euro all’incirca che ovviamente Lanna & C si guarderanno bene dal saldargli.

La società si dibatte fra ovvie difficoltà di bilancio, sebbene il nuovo cda insediato ai primi di gennaio stia lavorando con equilibrio e senso di responsabilità. Il Presidente Marco Lanna, ex giocatore della Sampdoria dello scudetto, ha ricucito i rapporti fra la società e i tifosi, ridotti ai minimi termini dalle esternazioni strampalate e spesso offensive di Ferrero. La società ha saldato da qualche giorno gli stipendi di gennaio e conta di mettersi addirittura in pari nelle settimane a venire. Un segnale alla squadra: la società fa tutto il proprio dovere e si aspetta che altrettanto faccia la squadra. Che pur fra alti e bassi è in piena corsa per la salvezza. Ecco, la salvezza è la vera circostanza dirimente. Se sarà acquisita finalmente si spalancherà la strada per la cessione.

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