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  • Tre italiane in finale nelle coppe europee, ma il nostro calcio non è guarito: manca Allegri, stavolta non per colpa sua

    Tre italiane in finale nelle coppe europee, ma il nostro calcio non è guarito: manca Allegri, stavolta non per colpa sua

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    E' la quinta volta che l'Italia qualifica tre squadre - Inter, Roma e Fiorentina - per le finali delle tre principali competizioni europee. Nel 1989/90 le italiane vinsero addirittura le tre Coppe (Milan/Campioni, Juve/Uefa, Sampdoria/Coppe) e davvero quella fu l'espressione del miglior calcio del mondo, sia perché gli stranieri bravi erano quasi tutti qui, sia perché lo stile di gioco era assai vario, in qualche caso addirittura antitetico. 

    Affermare che siamo tornati ad allora mi sembra prematuro e antistorico. Tuttavia un segnale di inversione di tendenza c'è ed è chiaro. Le italiane non giocano un grandissimo calcio, in Champions l'Inter è stata favorita dal tabellone (le avversarie forti erano dalla parte di Real Madrid e Manchester City), per la Roma ogni qualificazione è un piccolo miracolo difensivo, forse solo la Fiorentina, pur in una competizione fresca di conio e non ricchissima di nobiltà, è stata capace di arrivare in fondo senza avere sconti o vantaggi. 

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    In Europa League è sfumato il derby italiano Roma-Juventus. Esiziali gli errori di Chiesa dopo che il vantaggio Vlahovic sembrava aver spalancato le porte al paradiso. Questa volta non mi sento di mettere Allegri sul banco degli imputati. La Juve si è ritratta dopo il vantaggio più per un riflesso condizionato che per paura, ma Di Maria e Rabiot, due che hanno giocato la finale del Mondiale, hanno dato troppo poco. Peccato. Avere quattro squadre in tre finali avrebbe vellicato l'orgoglio nazionale, anche se, forse, ebbri di gioia, ci saremmo lasciati andare a considerazioni troppo ottimistiche. 

    Il nostro calcio non è guarito e neppure sta troppo meglio di prima. Però avere due allenatori italiani (Simone Inzaghi e Vincenzo Italiano) uno per la prima volta in finale di Champions, l'altro per la prima volta in finale di Conference, significa che abbiamo ancora qualcosa da dire e da fare. Mi fermo qui. Perché, se andassimo a misurare le possibilità di vittoria finale, il discorso sarebbe lungo, complesso e - temo - non propriamente piacevole. 
     

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