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Tre motivi per i quali l'Inter batterà la Roma. E occhio al fattore Dimarco

Tre motivi per i quali l'Inter batterà la Roma. E occhio al fattore Dimarco

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Per una volta sono d’accordo con le quote degli scommettitori. L’Inter, reduce dalla batosta di Udine, ha più probabilità di vittoria della Roma, sconfitta in casa dall’Atalanta, nello scontro diretto dell’ottava giornata della nostra serie A, in programma oggi pomeriggio (ore 18) a San Siro.
La convinzione, ovviamente, non risiede nei singoli visto che, casomai, Simone Inzaghi ha perso Brozovic senza potere contare sul ritorno di Lukaku, mentre Mourinho avrà Dybala e, probabilmente, dall’inizio.
Il punto è che mi sembra molto più quadrata e solida l’Inter del suo avversario. Non mi baso sull’ultima partita, ma sulle caratteristiche collettive. La Roma ha subìto meno gol dell’Inter (7 contro 11), ma ha interpreti (Ibanez, Smalling e Mancini) che lavorano più sull’uno contro uno che di reparto. A centrocampo, in pura teoria, c’è superiorità numerica nerazzurra, probabilmente accentuata se sarà Dybala a prendere il posto di Pellegrini con arretramento del capitano sulla linea mediana. Davanti Dezko e Lautaro hanno più forza ed esplosività di Abraham, Zaniolo e Dybala.

PERSONALITA' - Ora, conosco bene le ragioni di chi eccepisce: non si vince di sola potenza, ma anche con la tecnica e l’agilità. La superiorità a centrocampo dell’Inter non sarà costante perché, in fase di non possesso, la squadra arretra i due “quinti”. La difesa è forse il reparto con più problemi nella composizione di Inzaghi.
Detto che il pronostico è, come insegnavano gli aruspici, una questione di viscere (dalla visione delle quali, nell’antichità, traevano indicazioni per i prodigi), credo che l’Inter sia complessivamente dotata di una maggiore personalità rispetto alla Roma.
Prima di Inzaghi, sulla panchina dei nerazzurri, c’era Conte, ovvero un allenatore con una grande capacità di trasmissione della mentalità ai propri calciatori. I quali hanno maggiore esperienza e superiori capacità di vittoria rispetto ai concorrenti. Poi, come è accaduto l’anno scorso, gli interisti non hanno conquistato lo scudetto. Tuttavia gli sono arrivati vicini e hanno vinto Coppa Italia e Supercoppa. E’ vero che la Roma si è presa un pezzo di palcoscenico europeo con la Conference League, ma il  lavoro di Mourinho è partito dopo quello di Conte e, quindi, non può che essere in ritardo. Pesano, nelle mie considerazioni, anche le troppe sconfitte rimediate dalla Roma negli scontri diretti del campionato scorso, indice di fragilità e/o di scarsa determinazione.

GLI ASSENTI - Una cosa non mi sento di sottoscrivere. Ovvero che la Roma sia inferiore all’Inter in senso assoluto. Diciamo che sta lavorando per accorciare la differenza e che, magari, a fine campionato il gap sarà colmato. Ma adesso, per me, non è ancora un’operazione riuscita.
Se, però, qualcuno vuole leggere la partita di oggi come una somma o una sottrazione di individualità, non c’è dubbio che a Mourinho manchi il solo Karsdorp (non propriamente un fenomeno), mentre Simone sostituirà l’indispendabile Brozovic con il semi-esordiente Asllani, un centrocampista che non si è ancora meritato la fiducia dell’allenatore. L’assenza di Lukaku, oltre che prevista, è meno pesante, perché l’ultimo Dzeko, secondo me, è addirittura più utile di lui. 

TRE MOTIVI - E allora - si chiederà il mio frastornato lettore - perché l’Inter dovrebbe vincere?
Ripeto, in sintesi, due concetti e aggiungo una considerazione ereditata dalla sosta.
1) L’Inter è più squadra della Roma anche senza due titolari.  
2) L’Inter è più abituata a vincere gli scontri diretti
3) L’Inter ha un giocatore che la Nazionale di Mancini ha rilanciato nel suo ruolo naturale. Mi riferisco, ovviamente, a Dimarco, forse il migliore in senso assoluto nelle ultime due partite in maglia azzurra. Da esterno di sinistra a tuttafascia ha propiziato occasioni e segnato un gol, ha difeso ed è ripartito, ha vinto contrasti e tirato in porta. Solo che lui va messo sull’esterno, non a fare il terzo in una difesa a tre. Inzaghi, che è un allenatore intelligente anche perché umile, ha visto e certamente capito. 

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