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Chen Huashan prestanome: tre scatole cinesi per controllare il Milan

Chen Huashan prestanome: tre scatole cinesi per controllare il Milan

Chen Huashan. È questo il nome che compare alla Camera di Commercio cinese come referente della Sino-Europe Sports, costituita per investire su asset sportivi e immobiliari ai primi di giugno con un capitale di 100 milioni di yuan nella provincia dello Zhejiang. 

Dalle carte esaminate non esiste dunque ancora una struttura definita per la Sino-Europe Sports, la cassaforte che ha siglato il preliminare per acquistare il Milan da Fininvest e dalla famiglia Berlusconi e che secondo quanto trapelato una decina di giorni fa dovrebbe fare capo (per il 15% a testa) all’imprenditore Yonghong Li (apparso nelle foto a Villa Certosa assieme al suo braccio destro Han Li, entrambi abbracciati a Silvio Berlusconi) e alla società, in parte statale, Haixia Capital. 

Così qualche giorno fa un giornale cinese (il Caixin) in un’articolata inchiesta sull’acquisizione del Milan (e in genere dei gruppi di Pechino nell’Europa del calcio) ha rilevato con qualche stupore che «il registro delle imprese cinesi mostra che il compratore del club rossonero è Chen Huashan, un finora sconosciuto investitore, nuovo proprietario del club per sette volte Campione d’Europa». Lo stesso Chen Huashan, sempre dai documenti ufficiali, ha aperto sempre in giugno altre due società d’investimento, che hanno stesso indirizzo e piano della Sino-Europe Sports. Insomma, sarebbero tre le holding costituite per l’operazione. 

Ma chi è Chen Huashan e perché viene inserito il suo nome come referente della Sino-Europe Sports al posto di Yonghong Li e di Haixia Capital? Facile pensare che, al di là di quello che riferisce il quotidiano Caixin, Chen Huashan sia soltanto una sorta di prestanome o procuratore legale e che l’identità dei veri azionisti della Sino-Europe Sports si avrà soltanto quando il veicolo verrà capitalizzato. Il dettaglio, che in sé non sembra di grande rilevanza, è comunque indicativo del fatto che l’operazione Milan pare ancora lontana dall’essere conclusa negli aspetti più importanti, come ad esempio la struttura effettiva degli azionisti di questo veicolo (o di più veicoli come pare intuire dalla costituzione nello stesso giorno di più società allo stesso indirizzo). 

Insomma, il preliminare firmato giusto una settimana fa con Sino-Europe Sports (e i due soci dichiarati Yonghong Li e Haixia Capital) sembra preludere ancora a trattative complesse, prima del closing previsto a novembre quando dovrebbero entrare nella casse di Fininvest altri 400 milioni di euro, dopo i circa 100 da incassare dalla hoding di via Paleocapa in questo mese: con due rate da 15 milioni e 85 milioni. Ma nel frattempo Sino-Europe Sports sembra che voglia portarsi avanti. Così ha annunciato che Marco Fassone (che ha già ricoperto incarichi operativi in diverse società del settore in Italia e in particolare in Juventus, Napoli e Inter) sarà il nuovo amministratore delegato e direttore esecutivo del Milan, una volta completato il trasferimento del club. 

Nel comunicato viene indicato in Han Li il manager di riferimento della Sino-Europe che ha guidato le trattative con Fininvest. In realtà Han Li sarebbe, secondo i rumors, il braccio destro di Yonghong Li, cioè l’artefice della scalata al Milan. Ma chi è Yonghong Li? Secondo le indiscrezioni raccolte viene indicato come un imprenditore di grandi capacità e relazioni (senza alcuna indicazione sulla sua ricchezza privata), tuttavia inciampato in qualche problemino nel recente passato. 

Come la pubblica censura da parte dello Shanghai Stock Exchange (con annessa sanzione da 600mila renminbi cioè 80mila euro) per il mancato rispetto della normativa in vigore nella cessione di un’azienda quotata. Insomma si tratterebbe, secondo alcuni osservatori, soltanto di una piccola infrazione e non certo una truffa finanziaria. Ma di sicuro Yonghong Li dovrà dimostrare con l’acquisizione del Milan di avere spalle abbastanza «forti» da sostenere l’acquisto di uno dei club di calcio più noti al mondo, impresa certo più difficile di un raid finanziario allo Shanghai Stock Exchange. 

(Il Sole 24 Ore)
 

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