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  • Tuchel, che lezione al borioso Nagelsmann! Ma se non vince la Champions, rischia il licenziamento

    Tuchel, che lezione al borioso Nagelsmann! Ma se non vince la Champions, rischia il licenziamento

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Non era difficile prevedere che il Paris Saint Germain sarebbe stata la prima finalista di Champions. Meno pronosticabile era che riuscisse a battere con tanta facilità il Lipsia (3-0) e, soprattutto, che Tuchel impartisse una lezione così dura al connazionale Nagelsmann, così sprovveduto da prendere le  distanze, nell’ultima conferenza stampa, dal collega più anziano e più bravo, spiegando che tra lui Tuchel, nonostante i trascorsi comuni, non corresse propriamente buon sangue. Un atteggiamento inutilmente borioso, un peccato di superbia che, come hanno insegnato i greci, contempla la nemesi, la dea che amministra la giustizia punendo i malvagi. 

    Tuchel, che sarebbe stato esonerato se avesse perso con l’Atalanta, non solo porta il Psg in finale di Champions League, ma è il primo allenatore tra i tanti che hanno avuto i parigini a riuscirci. L’ha fatto in maniera perentoria, giocando un calcio inaspettatamente collettivo, con i fenomeni che si sono sacrificati come i gregari. A segno non è andata nessuna delle stelle del firmamento parigino, ma Marquinhos, Di Maria e Bernat. Partita facile, partita liscia, mare appena increspato dalle accelerazioni del Psg, mentre il Lipsia lentamente sprofonda senza opporre la benché minima resistenza. La squadra di Nagelsmann propone un 3-4-2-1, mentre Tuchel schiera un 4-3-3 con Mbappé a destra, Neymar attaccante centrale e Di Maria a sinistra. Fuori Icardi e in panchina anche Verratti (entrerà a meno di dieci minuti dalla fine) per testarlo dopo l’infortunio al polpaccio.

    Primo gol dopo appena dodici minuti. Punizione dalla trequarti sinistra battuta da Di Maria, Marquinhos salta in mezzo ai difensori del Lipsia e fa 1-0.  Poco prima, però, c’era stato un assaggio di quanto possano fare insieme Mbappé (assist sulla profondità) e Neymar (tiro in diagonale che soffia sul palo). Se il Paris ha un torto è quello di non forzare tempi e ritmi per fare il secondo, limitandosi ad un controllo facile nel palleggio. Questo accade perché il Lipsia pressa poco e male, così da permettere all’avversario di avere sempre un uomo libero su cui scaricare il giro palla. Tuttavia su un’azione quasi fuori contesto - perchè unica e mai più ripetuta - il Lipsia va vicino ad un pareggio del tutto immeritato. Dani Olmo lancia Laimer sulla destra, l’esterno controlla palla, si libera della marcatura avversaria e mette al centro dove Poulsen si stacca per colpire al volo. Palla fuori di pochissimo.

    Nonostante sia un caso, i campioni del Psg si scuotono. Percepiscono che basta un nulla per rimettere in corsa l’avversario e decidono di spendersi in proprio. Prima Neymar spedisce fuori dal centro dell’area e poi, da una punizione che dovrebbe essere un cross, s’inventa un tiro in porta che sorprende Gulacsi e sbatte alla base del palo di sinistra del portiere. Sul quale (non il palo, ma il portiere) ci sarebbero almeno un paio di discorsi da fare. Il primo: non è un fenomeno con le mani (Viviano, tanto per dire il nome di uno svincolato, per me è meglio). Il secondo: è disastro con i piedi, quindi far partire l’azione da lui non è solo inutile, è proprio dannoso. Ora (non) si dà il caso che Gulacsi avesse sbagliato fin nei primi minuti di gioco colpendo Neymar, per fortuna ad un braccio, nel tentativo maldestro e tardivo di rinviare (gol annullato giustamente dall’olandese Kuipers). Al 43’, invece, l’errore gli costa caro. Serve un avversario (Ander Herrera) invece di un compagno, la palla viene recuperata e smistata a Neymar che la gioca da funambolo servendo (di tacco) Di Maria: l’argentino, solo in mezzo all’area, controlla di sinistro e tocca di destro. 2-0 e partita assolutamente indirizzata quando all’intervallo mancano due minuti. 

    Nagelsmann, pur capendo che è finita, cerca di svegliare i suoi ed effettua due cambi: Forsberg per Nkunku e Schick per Dani Olmo. Il Lipsia sembra più vivo, ma produce solo qualche tiro da lontano e un paio di cross per la testa dell’ex romanista (destinato a tornare in Italia per riandarsene nuovamente). Poi è ancora e sempre Psg che non fa solo contropiede, ma attacca con molti uomini. Così, prima dell’ora di gioco (57’) la partita viene sigillata da un gol di Bernat (un terzino in area avversaria) su cross di Di Maria (forse il migliore in campo). Sul gol, nato da un’azione insistita di Ander Herrera pesa un mancato intervento di Kuipers (e del Var) per un fallo, lieve ma visibile, ai danni di Upamecano.

    Finale conquistata, mezzora di controllo (anche della propria fatica) e gioia al triplice fischio. Tuchel si gode il momento, conscio che se domenica non vince, tutto sarà stato inutile e lui tornerà in discussione. Esulta anche Leonardo. Il suo Psg è il primo della storia a entrare nella storia. Purché non finisca qui.   


    IL TABELLINO

    LIPSIA (3-4-2-1): Gulacsi; Klostermann (82′ Orban), Upamecano, Mukiele; Laimer (62′ Halstenberg), Sabitzer, Kampl (64′ Adams), Angelino; Dani Olmo (46′ Schick), Nkunku (46′ Forsberg), Poulsen. Allenatore: Nagelsmann

    PSG (4-3-3): Sergio Rico; Kehrer, Thiago Silva, Kimpembe, Bernat; Paredes (83′ Draxler), Marquinhos, Herrera (83′ Verratti); Di Maria (87′ Sarabia), Mbappé (86′ Chupo-Moting), Neymar. Allenatore: Tuchel

    RETI: 13′ Marquinhos (P) 42′ Di Maria (P), 56′ Bernat (P)

    AMMONIZIONI: Kimpembe (P), Laimer, Halstenberg, Poulsen (L)

    ESPULSIONI: //

    RECUPERO: 2′ nel primo tempo, 2′ nel secondo tempo

    STADIO: Da Luz

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