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  • Turrini a CM: 'Verstappen e una regola ridicola: e allora Schumacher e Villeneuve? No alla nuova Champions, è figlia dell'ossessione per i soldi'

    Turrini a CM: 'Verstappen e una regola ridicola: e allora Schumacher e Villeneuve? No alla nuova Champions, è figlia dell'ossessione per i soldi'

    Caro Leo Turrini, in Formula Uno vince sempre Hamilton.
    “Si, ma stavolta aveva perso”.

    Ce l’hai con i giudici?
    “Non con loro, ci mancherebbe. Esiste la norma che vieta di sorpassare una macchina uscendo completamente dai limiti della pista. E nei Gran Premi la Var è stata inventata molti anni fa...”

    E allora?
    “Allora è sbagliata la regola! Verstappen, con la sua manovra al limite, non aveva messo in pericolo Lewis. Dunque aveva meritatamente vinto la corsa”.

    Andrebbero cambiati i codici?
    “Subito! Qui parliamo di Formula Uno. È fondamentale mettere sempre al primo posto la sicurezza. Al tempo stesso, bisogna rispettare il DNA dell’automobilismo. Se mi togli l’adrenalina, cancelli l’identità. Aggiungo una cosa: con norme del genere, Schumi sarebbe stato non squalificato ma impiccato su pubblica piazza almeno dieci volte. E uno come Gilles Villeneuve manco lo avrebbero lasciato entrare negli autodromi”.

    Ma erano altri tempi, dai.
    “Ci sarà pure una via di mezzo! Ripeto, in Bahrain per me ha vinto l’olandese volante, anche se nell’albo d’oro del Gp ci sarà per sempre il nome di Hamilton”.

    Di sicuro la Ferrari pronta per vincere non pare.
    “Si sapeva, purtroppo. Però non è che una diagnosi anticipata renda meno dolorosa la prognosi”.

    Comunque qualche passo avanti il Cavallino lo ha fatto.
    “Beh, ci mancava solo innescasse la retro, dopo i disastri del 2020. Comunque sì, in qualifica Leclerc era quarto e al via si è persino permesso di superare una Mercedes, quella di Bottas. Però ha chiuso sesto, beccando un minuto da Hamilton e Verstappen. E non per colpa del pilota. E un minuto in un Gp è un distacco da Giro delle Fiandre in bicicletta”.

    Non ci si può esaltare.
    “Infatti. La Ferrari è una emozione. O meglio, dovrebbe esserlo. È la nostra Nazionale Rossa. Che al momento non supera la fase a gironi, mettiamola così”.

    Meno male che c’è l’altra Nazionale, quella di Mancini.
    “Giusto. Le vittorie sono importanti, alimentano l’autostima, che poi è una delle cose latitanti a Maranello. Gli Azzurri del pallone stanno tornando ad essere un patrimonio collettivo. È una buona cosa, in un calcio in cui sentiamo parlare solo di fatturati, debiti, plusvalenze e bla bla bla”.

    Anche la nuova formula della Champions sembra figlia solo della ossessione denaro.
    “Secondo me si sta andando nella direzione sbagliata. Ormai il tifoso, davanti alla tv per ora e presto speriamo di nuovo negli stadi, è come un consumatore. Cerca cose belle e intense. Moltiplicare il numero delle partite, spesso con esiti scontati, è un boomerang. Il fascino delle Coppe da sempre risiede nelle sfide ad eliminazione diretta. Qui invece si ampliano i gironi e si mira ad indebolire la credibilità dei campionati nazionali. Mi sbaglierò, ma non mi piace”.

    Ti è piaciuta la fiction su Totti?
    “Abbastanza. Ma spero che un giorno a qualcuno venga in mente raccontare come un romanzo la vita e la carriera di Alex Del Piero. Credo che saremmo in tanti a guardarla volentieri”.

    Ultima cosa: Valentino Rossi dovrebbe smettere?
    “Ci sono eroi, per quanto stanchi ed ammaccati, che hanno conquistato il diritto di decidere da soli quando far calare il sipario”.

    di Daniela Bertoni

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