Tutti i meriti di Pioli nel primato da sogno del Milan
A LEZIONE DA PIOLI - Gli allenatori sono spesso inquadrati all'interno di una categoria. Ci sono profeti, i visionari, gli sperimentatori, gli scienziati e i gestori. Quest'ultima ha spesso un'accezione negativa, viene spesso utilizzata per rappresentare un limite. Stefano Pioli oggi, così come Massimiliano Allegri in passato, rappresenta invece la massima esaltazione del termine gestore: non è legato insindacabilmente a un solo modulo tattico, riesce a lavorare bene in sinergia con l'area dirigenziale e valorizza l'intera rosa a sua disposizione. I suoi ragazzi lo seguono con attenzione e dedizione, pronti a migliorarsi giorno dopo giorno grazie ai suoi consigli e i suoi suggerimenti dal punto di vista tecnico-tattica. E nello spogliatoio ha saputo creare un clima sereno, dove tutti sono pronti a sacrificarsi per il compagno e lottare fino all'ultimo minuto utile di ogni partita. Un maestro della normalità che di questi tempi vale ancora di più rispetto al passato.
LE VITTORIE PERSONALI - Stefano Pioli, in 4 mosse, ha cambiato il Milan: è passato al 4-2-3-1 mettendo Kessie da mediano e Calhanoglu trequartista, ovvero nei ruoli dove riescono a esprimere il loro potenziale al massimo. Ha lavorato e insistito su Saelemaekers da esterno alto, lui che nasce terzino, e ora si trova un giocatore in grado di dare un equilibrio straordinario alla squadra. La scelta di affidare la leadership della difesa a Simon Kjaer, preferito in tempi non sospetti all'ex titolare Mateo Musacchio, si è rivelata una intuizione estremamente produttiva. E' stato bravo a creare un rapporto straordinario con Ibrahimovic, guadagnando la sua fiducia incondizionata e convincendolo a rinnovare il contratto la scorsa estate.
PROBLEMI SUPERATI - Guardando la carriera di Stefano Pioli, a livello numerico, la migliore stagione è stata la 2014-15. Allora era alla guida della Lazio e chiuse il campionato al terzo posto con 69 punti frutto di 21 successi, 6 pareggi e 11 sconfitte: 1,82 la media punti a incontro. Adesso sta riscrivendo la sua storia: con 34 punti in 14 giornate (10 successi, 4 pareggi e 0 sconfitte: media di 2,42 punti a incontro) la sua partenza è perfetta. E ha ottenuto questi risultati rinunciando per ben 8 volte a Zlatan Ibrahimovic. All'assenza dello svedese si sono aggiunte a turno quelle di Simon Kjaer, Matteo Gabbia, Ismael Bennacer, Ante Rebic e Franck Kessie. Ma il tecnico emiliano non si è mai lamentato, non ha cercato alibi e non ne ha forniti ai suoi giocatori. Un modus operandi in controtendenza con alcuni suoi illustri colleghi italiani. Ai problemi ha cercato e trovato sempre delle soluzioni, vincendo lo scetticismo iniziale dei propri tifosi che ora vedono in lui il condottiero perfetto per rincorrere il sogno scudetto.