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  • Tutti 'inculonia', W Ferrero Er Viperetta

    Tutti 'inculonia', W Ferrero Er Viperetta

    • Giampiero Timossi
    Andiamo a fare un giro 'inculonia' con Massimo Ferrero? Sono anni che molti mi indicano la strada, ammetto che con il presidente della Sampdoria il viaggio sarebbe più divertente. Er Viperetta è l'archetipo dei vizi italiani: tra chi oggi lo accusa di voler far fessi i suoi tifosi ci sono ovviamente molti tifosi della Sampdoria. Più o meno gli stessi che, due estati fa, si esaltavano per come il neo presidente sapesse far fessi gli altri. Archetipo, esemplare, di un comportamento duplice: ti indigni per il furbastro, ma vorresti essere come lui. Non si può generalizzare, ovvio. Ma a volte, comunque troppo spesso, funziona così. Quando Er Viperetta atterrò sul calcio italiano, il calcio italiano era volato in Brasile per giocare un altro Mondiale che ben presto si rivelerà un'allegra sciagura. Di più, il giorno dello sbarco a Genova, Massimo Ferrero si svegliò di prima mattina, patteggiò una condanna a un anno e dieci mesi per la bancarotta della compagnia aerea Livingstone, quindi lasciò il tribunale, salì in auto, viaggiò dalla Lombardia alla Liguria, si presentò davanti ai giornalisti e accanto al quasi ex presidente Edoardo Garrone spiegò alla stampa di essersi preso la Sampdoria, l'ultima “piccola” capace di vincere un campionato italiano, stagione 1990/1991, l'ultimo scudetto degli "umani". Bel colpo, Ferrero. Da bancarottiere a presidente di un club di serie A, dall'alba a mezzogiorno o giù di lì. La bancarotta? “Mi hanno fregato, dunque patteggio”. Logica contorta, ma funzionale. Chi sbaglia paga, ha diritto di ripartire, ne sono convinto da un sacco di tempo, ben prima che diventasse di gran moda questa storia della "second life". Non è questo il punto, è un altro. E' che certe volte la verità viene capovolta, sceglie di prendere la strada che preferisce. Ricordate cosa succedeva a Bocca di Rosa per l'amore?  C'è chi lo fa per noia, chi lo sceglie per professione, lei lo faceva per passione. Una tifosa del rapporto amoroso. 

    Bastava uno sguardo per capire Ferrero? No, non si deve valutare nessuno con un'occhiata, nemmeno Er Viperetta. Però bastava grattare un poco appena e leggere. Non per giudicare, ma per valutare quali fossero le credenziali dell'uomo che a costo zero si accollava debiti per circa 20 milioni dell'Unione Calcio Sampdoria. Quello era e quello resta Ferrero. Per questo io sto con Er Viperetta. 

    Non ha cambiato “stile”, ha rispettato le premesse, non si è comportato in maniera diversa. Solo che la passione ha offuscato il giudizio di alcuni (molti) tifosi. Ferrero dice ai giocatori blucerchiati che “non hanno la mentalità da scudetto”, poi vende Eder e tutto quello che riesce a vendere, li rimpiazza prendendo in prestito teneri bolliti, giovani con un grande futuro alle spalle come Ranocchia e a chi contesta risponde di andarsene a “inculonia”. A modo suo, escluso il torpiloquio, ha ragione lui. Quello che fa oggi lo ha fatto subito, ha spiegato a tutti che avrebbe agito così, senza risparmiare sui sacrifici altrui. Il primo anno gli è anadata bene? No, gli è andata benissimo, ma solo perché aveva programmato di non toccare subito quello che altri avevano costruito spendendo troppo e neppure sempre bene. Ora il piano V (come Viperetta) si sta compiendo: svuotare la squadra, intascare il giusto, saldare il fedelissimo avvocato Romei che è il vero artefice di tutte le operazioni blucerchiate e a quel punto cedere quel che resta della Sampdoria. Quasi un anno fa Flavio Briatore voleva la Samp, offrì 28 milioni, Ferrero ne chiese 80, “il minimo, visto il solo valore dei giocatori in rosa”. Ora Briatore pare non volerne più sapere, il petro-faccendiere Volpi neppure, il valore della Samp è ovviamente crollato, perché è vero che solo il parco giocatori faceva la differenza. E ora chi applaudiva  Er Viperetta si incazza e chi nei salotti tv rideva alle sue battute s'indigna. Non è cambiato niente, c'è chi lo fa per professione e chi per passione. Il tifoso, in fondo, ha il diritto di fare un po' come gli pare. Anche capire che c'è una sostanziale differenza tra un insulto omofobo e un dito medio alzato per rispondere ad altri insulti, in quella terra di nessuno che è uno stadio italiano. E' il tifo, bellezza. Ma questa è un'altra storia, daje Viperetta. 

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