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Tutto sulla vicenda Mutu. Ecco perché la Juve deve 21 milioni al Chelsea

Tutto sulla vicenda Mutu. Ecco perché la Juve deve 21 milioni al Chelsea

Calciomercato.com ha posto all'Avv. Agente FIFA Jean-Christophe Cataliotti, esperto di diritto sportivo e titolare dei corsi per aspiranti osservatori e agenti dei calciatori (info su www.footballworkshop.it), alcune domande sul caso del calciatore Adrian Mutu per cercare di ricostruire le tappe salienti dell'intera vicenda che risulta ancora avvolta nel mistero.

La vicenda Adrian Mutu da dove parte?
"Parte dal lontano 2004 quando il calciatore rumeno risultò positivo ad un controllo antidoping. Ne derivarono una squalifica di 7 mesi e una ammenda di 20 mila sterline inflitte dalla Federazione inglese e una consequenziale risoluzione del contratto per giusta causa da parte del Chelsea, società presso la quale il calciatore, all'epoca dei fatti, risultava tesserato".

Risolto il contratto, che cosa accadde?

"In pratica, il calciatore passò alla Juventus attraverso il Livorno. La Juventus, infatti, non avendo a disposizione un posto per il tesseramento di un altro extacomunitario, lo girò in prestito al Livorno per poi fargli indossare la maglia bianconera e farlo giocare solo nell'ultima di campionato. Nella seconda stagione sportiva con la Juventus Mutu disputò 33 partite prima di essere trasferito alla Fiorentina".

La notizia che sta girando in questi giorni è che la Juventus e il Livorno sono state condannate a pagare in solido la somma di oltre 21 milioni di euro al Chelsea. Perchè?

"Occorre fare un passo indietro. Si è, infatti, giunti alla sentenza di condanna delle due società italiane dopo che il Chelsea aveva tentato di recuperare invano la somma di 17 milioni (ora rivalutata con gli interessi a oltre 21 milioni) direttamente dal calciatore rumeno come risarcimento per danno all'immagine chiesto dalla società inglese e riconosciuto con sentenza di condanna definitiva dal TAS. Ecco allora che il Chelsea si scaglia contro Juventus e Livorno, da pochi giorni condannate dai giudici della Camera per la risoluzione delle controversie della FIFA a pagare in solido la suddetta somma alla luce di quanto disposto dall'art. 17, comma 2, del Regolamento FIFA sullo status e sul trasferimento dei calciatori, che recita quanto segue: "Nel caso in cui un professionista debba corrispondere l'indennizzo, egli ne risponderà in solido con la nuova società. L'ammontare dell'indennizzo può essere previsto nel contratto o stabilito fra le parti".

Le due società possono fare appello contro la sentenza a loro sfavorevole?

"Sì, potranno presentare appello al Tribunale Arbitrale per lo Sport (TAS), che ha sede a Losanna, entro 21 giorni dalla notifica della decisione in questione".

Che cosa accadrà?
"E' un caso molto particolare e controverso. Staremo a vedere...". 


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