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  • Un cappuccino con Sconcerti: l'intervista a Conte e il direttore della comunicazione dell'Inter, il calcio ormai è un regime

    Un cappuccino con Sconcerti: l'intervista a Conte e il direttore della comunicazione dell'Inter, il calcio ormai è un regime

    • Mario Sconcerti
      Mario Sconcerti
    L'intervista di Conte alla Gazzetta di ieri è bella e insolita. D'altra parte Conte è bravo ed è bravo anche l'intervistatore. La palla rimane un po' troppo al centro, mancano i dettagli di campo ma questo è previsto nelle interviste concordate: se le fai non puoi anche essere polemico, per l'intervistato deve esserci sempre un lieto fine. Succede così in ogni campo, anche conferenze dei politici. Ma guardate bene la fotografia che c'è a pagina tre e sul digitale: Conte e Di Caro sono al tavolo, uno davanti all'altro. A capo tavola c'è il direttore della comunicazione dell'Inter: qual è il suo ruolo a quel tavolo? Perché è lì tra di loro? A tutela di chi? Di cosa? L'Inter è già tutelata da Conte e questa comunque è un'intervista a Conte, non all'Inter. Che ci fa dunque il direttore della comunicazione? Controlla. Controlla Conte e Di Caro. Quello che Conte dice, per vedere come verrà poi riportato. E molto vicino alla figura del commissario politico della vecchia Unione Sovietica e molto in voga ancora nei paesi autarchici, ma non meravigliatevi, è così dovunque. In Occidente, nella democraticissima Italia e soprattutto nel calcio, che è ormai un regime benedetto da tutti.  
     

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