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  • Un ristorante per due persone nel cuore di Roma: il disastro dopo il lockdown, si salvi chi può

    Un ristorante per due persone nel cuore di Roma: il disastro dopo il lockdown, si salvi chi può

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    Due camerieri per ogni avventore, un tavolo doppio per non avere problemi di spazio, nessuno che chieda: “Può andare avanti con la sedia che devo passare?”. La prima cena dopo il lockdown sembra un privilegio da re e regina, roba da Buckingham Palace con tanto di servitù sempre pronta a soddisfarti, invece è un disastro. Qui - cuore di Roma, Ghetto ebraico - si mangia(va) a una manciata di centimetri uno dall’altro, c’erano voci e vivacità, e se chiedevi un’altra bottiglia d’acqua potevano anche dimenticarsi di portartela in tutto quel caos. La sera della riapertura dopo due mesi e mezzo di angoscia, c’è un ristorante intero per due persone. Si salvi chi può.

    E pensare che hai anche prenotato, perché là è sempre pieno e magari la gente vince la paura e corre subito fuori a rivivere un po’ di normalità, e poi ci saranno meno tavoli del solito e chissà che non li abbiano già esauriti. In effetti i coperti li hanno dovuti tagliare, e parecchio. All’interno i 160 posti sono diventati 50, “ma se arriva un gruppo di sei persone dobbiamo lasciare a loro tutta una sala che prima ne ospitava 35 o 40 per rispettare il metro di distanza”. E fuori, per strada, sono rimasti giusto una decina di tavolini da due. Ma anche questo è clamorosamente esagerato: non sanno cosa farsene, di tutti quei posti apparecchiati con cura.

    Dicono che in periferia vada un po’ meglio, qui si vive sulla movida e sui turisti e per questo non c’è nessuno. “Andiamo avanti nella speranza che qualcosa si muova, ma non sappiamo per quanto tempo. E soprattutto non sappiamo perché”.

    @steagresti
     

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