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  • Una contraddizione chiamata Wenger: vuole il Mondiale ogni due anni, ma anche meno partite. La salute dei calciatori...

    Una contraddizione chiamata Wenger: vuole il Mondiale ogni due anni, ma anche meno partite. La salute dei calciatori...

    • Gianluca Minchiotti
      Gianluca Minchiotti
    Sono sempre più oscuri ed enigmatici i progetti e i proclami di Arsene Wenger, capo dello sviluppo del calcio mondiale della Fifa. Da una parte, l'ex manager dell'Arsenal dichiara: "La nostra missione è quella di migliorare la qualità della competizione a livello mondiale. Una delle preoccupazioni principali è il numero delle partite, si gioca troppo. Vogliamo gare che abbiano un significato maggiore, vogliamo focalizzarci sulla qualità e non sulla quantità. Meno partite, meno competizioni e il nostro piano prevede meno stop and go per le nazionali, una o due finestre per le qualificazioni, meno trasferte e più riposo per i calciatori". 

    Chiaro, semplice, e anche condivisibile, no? Se non fosse però che Wenger è anche il principale propugnatore del progetto del 'Mondiale ogni due anni', un obiettivo che ci sembra in netto contrasto con le affermazioni precedenti. E quindi, come un novello 'Dr.Jekyll e Mr. Hyde', Wenger cambia volto e dice: "Abbiamo deciso di riorganizzare il calendario internazionale delle partite perché 166 Paesi ci hanno chiesto di organizzare il Mondiale ogni due anni. Vediamo se si potrà cambiare o no perché siamo in una democrazia, ma sono convinto che il mio piano sia quello giusto".

    Spiegacelo meglio, Arsene, perché così non lo capiamo. Ci viene solo in mente che hai parlato a Doha, terra degli sceicchi e sede dei prossimi Mondiali. E immaginando un Mondiale ogni due anni l'unica cosa a cui riusciamo a pensare è il fruscio delle banconote per gli organizzatori, più che la salute dei calciatori.

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