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  • Una squadraccia di delinquenti non può guastare il buon nome della Lazio

    Una squadraccia di delinquenti non può guastare il buon nome della Lazio

    • Marco Bernardini
    Occorre dare atto al presidente Lotito di essere, da tredici anni, il “nemico” dichiarato di quelle frange barbariche le quali puntualmente sotto la bandiera di una tifoseria soltanto presunta guastano l’immagine e il buon nome delle società di calcio con le loro schifose bravate.

    La leadership di queste azioni da autentiche squadracce fasciste è detenuta, senza ombra di dubbio, da coloro i quali vivono e vegetano come i topi da fogna nella zona più buia e inquietante della Lazio. Il triste e vergognoso episodio di violenza intellettuale e umana nei confronti di Anna Frank e del suo ricordo offre in pieno la misura di quanta segatura vi sia nel cervello di certa gente.

    Un evento che ha spinto la Federazione ad aprire un’inchiesta, il presidente della Repubblica a intervenire per una pubblica condanna e il presidente Lotito ad una visita ufficiale alla Sinagoga di Roma dove ha deposto un mazzo di fiori. Il patròn della Lazio ha fatto ancora di più promettendo che organizzerà, una volta all’anno, un viaggio ad Auschwitz per duecento tifosi biancoazzurri. Probabilmente tutte queste iniziative passeranno sulla testa degli autori dello scempio come il vento poiché, come si dice, la mamma degli imbecilli è sempre gravida e la prevalenza del cretino non soltanto una frase fatta.

    Il danno, purtroppo, è stato realizzato. Ed è enorme nella misura in cui arriva a infangare l’immagine e il buon nome, a livello internazionale, di una società e di una squadra le quali finalmente erano riuscite a recuperare per decoro e per simpatia tutto il terreno perduto nel corso di un’esistenza, sportiva e non, sempre molto chiacchierata. La Lazio, insomma, era il simbolo del calcio italiano “border line” in virtù di eccessi assortiti che andavano dalle bravate della “banda Chinaglia”, alle tragedie “cercate” come quella di Re Cecconi, alle gestoni disinvolte di Cragnotti, al saluto fascista di Di Canio, alle sbronze di Gascoigne.

    Con l’arrivo di Lotito, il quale certamente non è un santo ma perlomeno un dirigente il quale ha sempre avuto in animo di gestire la sua azienda del pallone in maniera sufficientemente trasparente ed etica, le cose hanno preso una piega diversa e lentamente la Lazio ha cominciato a far parlare di sé soprattutto grazie alle sue imprese sportive. Quest’anno poi alla squadra allenata magistralmente dal bravo Simone Inzaghi si stavano riservando soltanto grandi elogi. Ora, per colpa di un gruppo di delinquenti senza volto, il buon nome della Lazio rischia di finire nuovamente nella lista nera del calcio internazionale. Uno spregio che i tifosi autentici della squadra romana, cioè quasi tutti, non meritano e che devono scrollarsi di dosso denunciando gli autori di quel gesto così ignobile verso le vittime di una tragedia planetaria.

    @matattachia

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