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  • Usa, il calcio ha sconfitto Trump: abolito il divieto di inginocchiarsi durante l'inno

    Usa, il calcio ha sconfitto Trump: abolito il divieto di inginocchiarsi durante l'inno

    • Davide Fantozzi
    È ufficiale: la federazione del calcio USA ha comunicato che abolirà il divieto di inginocchiarsi durante l’inno nazionale. L’ondata di proteste, cominciata nel 2017 con la calciatrice Megan Rapinoe (Pallone d’Oro femminile e leader della nazionale statunitense vincitrice del Mondiale 2019) che affiancò la scelta di Colin Kaepernick dell’anno precedente, ha finalmente portato il consiglio della Federcalcio stelle e strisce ad aprire gli occhi su valori che dovrebbero essere umanamente condivisi ma che, come testimonia il fatto che si sia dovuta aspettare la morte di George Floyd, l’ennesima morte per police brutality, ancora non lo sono.

    L’atto di inginocchiarsi, fino a qualche decennio fa, rappresentava esclusivamente la propria pacifica sottomissione nei confronti di una persona di potere: rimettersi all’altro in quanto incarnazione della volontà divina o del popolo. Nel corso della storia, però, parole e gesti modificano il proprio significato per meglio adattarsi a chi li utilizza, in una sorta di percorso educativo compiuto dal senso delle cose. Oggi inginocchiarsi ha anche un significato forte, di dissenso e frattura. È la rivolta che parte dal basso, dal popolo stesso, e in silenzio. Perché l’obbligo di stare dritti in piedi, mano destra sul cuore e cantare l’inno americano durante le manifestazioni sportive può pesare terribilmente sulle spalle degli atleti che avrebbero qualcosa da dire.

    Lo sa il sopracitato Kaepernick, ex-quarterback dei San Francisco 49ers che nel 2016 decise che le violenze della polizia nei confronti delle minoranze avevano superato il limite. Restò seduto durante l’inno, e fu qualcosa di grande. L’atto silenzioso fece un rumore assordante. Nonostante la comprovata bravura, fu svincolato dal contratto a fine stagione e non riuscì più a trovare una squadra disposta a investire su di lui e su quello che rappresentava: un numero vastissimo di afroamericani stanchi, impauriti ed arrabbiati.

    Rapinoe, dal canto suo, allargò lo spazio di attenzione anche alla comunità LGBT. Race Imboden, schermidore, dopo aver vinto la medaglia d'oro ai Giochi panamericani di Lima 2019 si inginocchiò durante la premiazione in segno di protesta non solo contro il razzismo, ma aggiungendo il maltrattamento dei migranti, la mancanza di leggi che limitino la vendita e l’uso delle armi e contro lo stesso presidente Donald Trump. Trump che ha sempre caldeggiato, soprattutto per quanto riguarda l’NFL, il licenziamento in tronco di quei “son of a b*tch” la cui protesta è “una mancanza di rispetto per la nostra cultura”. Che dire, almeno per quanto riguarda il calcio, ad inginocchiarsi questa volta è stato lui.

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