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  • 'Vado via per non averlo preso': ecco l'uomo misterioso di Sabatini

    'Vado via per non averlo preso': ecco l'uomo misterioso di Sabatini

    • Francesca Schito
    C'è un passaggio chiave nella conferenza stampa di addio di Walter Sabatini. E' un momento nel quale il direttore sportivo uscente della Roma alza leggermente il tono di voce, stringe i pugni. L'amarezza monta col passare dei secondi, il nodo è lì, tutto da sciogliere. E' un nodo per certi versi inimmaginabile, quello che l'ormai ex dirigente della Roma sta per sviscerare davanti ai microfoni. "La causa scatenante per cui ho assunto questa mia decisione riguarda un giocatore che sta facendo molto bene in Italia e che non ho preso". Sabatini, quel nome, non lo pronuncia mai. Lo fa intendere, ne delinea i tratti, ma non lo esplicita. "Non lo voglio dire perché odio non averlo preso, mi fa stare male. E quando maturo un sentimento di questo tipo, voglio sportivamente morire". E' il nome di un ragazzino argentino che è arrivato in Italia quest'estate e che la Roma aveva seguito a lungo. Il tono della maglia è leggermente più scuro rispetto a quello che Sabatini gli aveva dipinto addosso. E' Lucas Boyé, stellina del Torino.

    UN GIOCO DI COMMISSIONI - C'è  un amaro retrogusto di rabbia nelle parole di Sabatini. "Ho perso quel giocatore perché mi è mancata l'arroganza, la forza, la determinazione e la sicurezza di poter fare quell'operazione, che comportava anche una commissione crassa. Sentendo alle mie spalle tutta una serie di osservazioni, punti di domanda e recriminazioni (Sabatini si riferisce alle molte critiche ricevute per i molti milioni spesi in commissioni in questi anni), io ho perso l'attimo fuggente, che è la mia forza. Non lo perdo mai, perché quando c'è da arrivare su una cosa io ci arrivo con forza e con prepotenza, orgogliosamente romanista. Perso questo giocatore, ho riflettuto sul fatto che non merito più la Roma". Ma come si è arrivati a un punto di rottura così forte? E' il settembre del 2015 quando il nome del classe 1996 argentino inizia ad essere accostato in maniera pesante alla Roma. I giallorossi, di fatto, lo avevano già bloccato in un regime di pre-svincolo: il ragazzo sarebbe infatti andato in scadenza a fine dicembre 2015. C'era la regia della Roma nel passaggio dal River Plate al Newell's Old Boys ed è lo stesso Sabatini a confermare il tutto.

    ERA TUTTO FATTO - "Lo avevo preso con una manovra che definirei di stampo sudamericano. Avevo mosso il ragazzo da una società a un'altra per poi acquisirne l'intero cartellino in un secondo tempo, promettendo nel frattempo il 50% alla società che lo perdeva". In sostanza, il River Plate, pur di non rimanere a mani vuote, accettava di cedere il ragazzo al Newell's in cambio del 50% della futura cessione romanista. Ma la Roma decise di temporeggiare. Un'attesa fatale, che ha permesso al Torino di inserirsi e di strappare il giocatore ai giallorossi. "Avevamo messo già tutto nero su bianco con la Roma, poi l'intermediario della trattativa ha cambiato le carte in tavola", tuonava ad aprile il residente del River Plate, Rodolfo D'Onofrio, che a gennaio aveva dato per certo il cambio di casacca. "A giugno andrà alla Roma, noi riceveremo dei bonus in base al numero di partite giocate in giallorosso e il 50% sulla sua futura vendita", disse sulle pagine del Clarin. Chissà cosa deve aver provato Walter Sabatini vedendoselo contro in Torino-Roma, forse la miglior partita giocata da Boyé nella sua sin qui breve esperienza italiana. "Questo episodio è stato decisivo, non potevo più essere il ds della Roma. E' la cosa che mi ha fatto dire basta".

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