Italia, Ventura è già a fine corsa: la 'brutta' favola della volpe e l'uva
Seconda chiacchierata, ancora davanti alle telecamere della Rai, dove Giampiero Ventura confessa il proprio disagio. In sintesi:«Basta paragoni, questa è la mia Italia, a Conte dico goodbye». Anche in questo caso il viso sempre abbronzato di Ventura pare riemergere dall'estate senza sole di 200 anni fa. È la rappresentazione perfetta di quando sta accedendo. I giocatori, Buffon in testa, stanno con il nuovo ct e lo dicono e tra i convocati è più che lecito credere che sia davvero così. Più difficile credere che basti. Lippi ha preferito Ventura, lo ha scelto, lo ha imposto. Lo ha difeso, subito, prima dell'ufficialità, quando gli spifferi di Palazzo Chigi soffiavano su un candidato giovane, Montella, ct dal profilo più renziano. Lippi aveva un progetto e al centro del progetto c'era Ventura. Lippi in Federazione non c'è, il suo progetto non esiste più e Ventura resiste. La congrega del Charuto criticò quella decisione, ma almeno era una scelta. Poteva curare in parte i mali del calcio italiano, le difficoltà del settore giovanile, l'incapacità di portare una terza squadra in Champions League. Lippi, piaccia o no, è uomo di esperienza, ma anche di visioni ampie e spesso vincenti. Fu così quando conquistò il Mondiale tedesco o quando consigliò alla Juventus di ingaggiare Conte per colmare il divario con la concorrenza dopo Calciopoli. Invece no, un'altra storia sembra già scritta: Ventura spalle al muro, nostalgie, voglia di un nuovo ct. Sembra la favola della volpe e dell'uva.