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  • Ventura: Quelli che il calcio (non si vedeva più)

    Ventura: Quelli che il calcio (non si vedeva più)

    Siamo poi sicuri che il vero danno per la Rai sia la partenza di Simona Ventura e non, invece, la prosecuzione di Quelli che… il calcio? Anzi, di Quelli che il calcio e…, come si chiama da un paio d’anni, a testimoniare che oltre il pallone lì dentro c’era  molto altro. Un altro che aveva preso il sopravvento, specie dopo l’uscita di Gene Gnocchi la cui vena surreale bilanciava un po’ l’iper-reale del resto. Perché i gol erano ormai diventati un pretesto, anche per la rarefazione delle partite della domenica pomeriggio. E così sotto con glamour, vippume vario, concorrenti di reality, veline, letterine, letteronze, sgallettate assortite. Una cosa che ci colpì molto fu scoprire due anni fa che alcuni boss della ndrangheta si scambiavano pizzini in codice con i messaggini sms che si potevano inviare e che passavano in sovraimpressione:

    ovviamente nulla c’entravano Ventura, gli autori e la Rai, ma era significativo che i malavitosi avessero scelto proprio quella trasmissione, segno che in qualche modo assecondava i loro canoni di riferimento estetico e umano.
    E soprattutto sotto con la tv. Perché Quelli che… era diventato la tv che parla di tv, che ironizza sulla tv, che rivede la tv, che dibatte di tv, che ha la tv come centro di gravità permanente. Autoreferenziale, come dicono quelli colti. Calcio zero virgola, anche se ricordiamo le risate che ci facemmo quando il direttore di Raidue Massimo Liofredi presentò così l’ennesima stagione in conferenza stampa: «Sky il calcio lo nasconde, noi siamo gli unici che lo facciamo vedere».
    La gestione Fazio (chi ha qualche anno, neppure troppi, ricorda bene) aveva come riferimento la radio: i gol venivano annunciati dalle voci dei cronisti di Tutto il calcio minuto per minuto, che venivano addirittura inquadrati. E infatti tra le due versioni della trasmissione c’era esattamente la differenza che c’è tra la tv e la radio: tanto sguaiata, aggressiva, trash, pervasiva, volgare la prima, quanto retrò, simpatica, trattenuta, amichevole, goliardica, colta, non totalizzante la seconda (“con la radio ci puoi scrivere, leggere, cucinare, non c’è da stare immobile seduto lì a guardare”, cantava Finardi). I riferimenti alla tv erano alla tv di minimo vent’anni prima, a quelli della memoria collettiva. Si zompava in continuazione tra il presente delle partite e il passato. E il calcio non si vedeva, non si poteva vedere neanche lì naturalmente, ma grazie agli occhi della fantasia, alla voce dei telecronisti e alle mattane dei vari ospiti, di livello decisamente maggiore del lelemorume sparso attuale.
    La notizia del passaggio di Simona Ventura a Sky per noi fan del servizio pubblico – che critichiamo certo, ma critichiamo ciò che amiamo e che vorremmo migliore, non foss’altro per la somma che se siamo onesti paghiamo ogni anno per mantenerlo – era una ottima notizia. Da tempo, secondo noi, la Simo aveva esaurito la spinta propulsiva di naivetè e sfrontatezza che l’aveva lanciata (la ricordate anche sul Guerino?), trasformandosi sempre più in una urlatrice muscolosa dolcegabbanita e piena di spirito pop(olano), che magari faceva ascolti, ultimamente neppure troppi, ma era ben lontana da una tv di qualità. L’Isola è stata un orrore vero, ammettiamolo, e speriamo che, partita lei, non la rifacciano mai più. Ma speravamo anche che, partita lei, finisse Quelli che… L’idea di farlo condurre a Caterina Balivo e a Belen sembrava evidentemente una boutade (anche se Belen tira bene i rigori, negli spot).
    Ma subito dopo la notizia della firma con Sky, ecco quella che la trasmissione continuerà, condotta da Victoria Cabello. Una magari meglio di Simona Ventura, anche solo per motivi generazionali, ma che non osiamo pensare quello che potrebbe combinare. Dubbi che – e questo avrebbe dell’incredibile se la Rai non fosse la Rai – ha pure Liofredi: «Un’ottima professionista, ma sono molto perplesso, la vedo come un personaggio molto di nicchia per una programmazione generalista. Un conto è fare Sanremo, un altro stare tre ore e mezza in diretta per un anno consecutivo: è molto diverso», ha dichiarato al Corriere della Sera.
    Non era meglio tirare una riga, dichiarare esaurita la spinta propulsiva e provare a pensare qualcosa di nuovo, di completamente diverso? Posto che la tv – tutta, visto che anche Sky ha preso la Ventura per rifare X Factor – sia ancora capace di pensare qualcosa di nuovo, di completamente diverso.


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