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  • Viaggio nel pianeta Monaco: cessioni super e giovani, il metodo Rybolovlev

    Viaggio nel pianeta Monaco: cessioni super e giovani, il metodo Rybolovlev

    Viaggio nel pianeta Monaco, prossimo avversario della Juventus in Champions League. La Stampa in edicola oggi dedica un mini reportage al club del Principato, analizzandone la storia recente e il metodo di lavoro. 

    Quando il miliardario russo Dmitry Rybolovlev ha comprato il Monaco, nel 2011, ha deciso di imbottirlo di campioni e ha speso l’impossibile. Non ha funzionato: la squadra è tornata in zona Champions ma il fair play finanziario è saltato, i risultati erano ondivaghi e non si vedeva personalità. La società si è guardata indietro e ha scoperto cosa mancava: «Crescere i giovani».

    Oggi il Monaco è tornato a formare talenti, ne ha sei in squadra che escono dal centro di formazione e il più giovane, Mbappé, è diventato il simbolo di tutto quel che il club era ed è è tornato a essere: la culla ideale per futuri campioni. Non è stata una vera e propria inversione di rotta, ma un’attenta analisi delle peculiarità di questa squadra. È più facile dedicarsi al pallone senza perdere la testa per i primi successi a Monaco che a Parigi, chiedere alla mamma di Mbappé che chiama il figlio Justin Bieber. E lui evidentemente capisce l’ironia perché il suo valore di mercato è già arrivato quasi a quota 100 milioni e si è tenuto lo stesso la stanza nel dormitorio della società. Ha il suo appartamento in città, ma lo usa a fasi alterne: non vuole perdere il contatto con il sistema che lo ha fatto arrivare fino a qui.

    ​Mbappé è il fenomeno, ma il Monaco è abituato a tirar su campioni. Alcuni escono direttamente dall’accademia, altri passano di lì nella fase più delicata della carriera. Arrivano con un potenziale e partono con un nome. Succede da sempre, da Weah approdato in Francia dall’Africa, a Henry cresciuto in casa Montecarlo, a Martial che giusto questa settimana ha fatto tornare in cassa 10 milioni di franchi svizzeri. Li ha pagati il Manchester United perché il ragazzo in questa stagione ha segnato 25 gol, cifra che fa scattare il bonus.

    I russi hanno ripreso la tradizione con investimenti e passione. Il vicepresidente Vadim Vasilyev, che in poco tempo è anche diventato rappresentante degli interessi del calcio francese all’Uefa, ha riadattato il meccanismo che ha portato il Monaco nell’élite del calcio all’inizio del 2000. Allora si partiva da un passato florido e si giocava tutto sui ragazzi costruiti nelle giovanili, questa proprietà ha iniziato in tempi di crisi, con la squadra in Ligue 2 e ci sarebbe voluto troppo per tornare ad affidarsi solo ai propri baby. Hanno varato un ibrido, un modello economico che si basa sul reclutamento della meglio gioventù e la rivendita a prezzi altissimi: ne passaggio hanno guadagnato 30 milioni con James Rodriguez (Real Madrid) 20 con Kondogbia (Inter), 55 con Martial (Manchester United), 25 con Kurzawa (Psg), 15 con Abdennour (Valencia). Un ciclo continuo dal 2013 al 2016, ora che anche il vivaio ricomincia a girare a pieno non è più necessario vendere subito, anche se due degli attuali trascinatori, Lamar e Fabinho, sono già sul foglio partenze.

    Parte degli incassi sono andati dritti all’accademia che oggi è gestita da Bertrand Reuzeau, l’uomo che ha rilanciato le giovanili del Psg, arrivato a Monaco su raccomandazione di Makelele. Lui si è sempre dedicato ai ragazzi, ha ricevuto un mandato forte e ha idee precise: «Su una dozzina di giocatori arrivati a 15 anni la metà diventano professionisti, un paio restano al club di appartenenza». Il motore del Monaco sta qui, nell’incrocio fra presente e futuro.

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