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  • Vialli: 'Juve, no allo scudetto a tavolino. Stipendi? Guardate la Premier. Sul coronavirus e la mia malattia...'

    Vialli: 'Juve, no allo scudetto a tavolino. Stipendi? Guardate la Premier. Sul coronavirus e la mia malattia...'

    Tra i protagonisti del mondo del calcio costretti all'autoisolamento nella propria abitazione - a Londra - c'è il team manager della Nazionale Gianluca Vialli. Un uomo reduce da una dura battaglia contro il cancro. Ecco le sue parole a La Repubblica: "Sto bene. A dicembre ho concluso 17 mesi di chemioterapia, un ciclo di 8 mesi e un altro di 9. E' stata difficile, anche per uno tosto come me. Dal punto di vista fisico e mentale. Gli esami non hanno evidenziato segni di malattia. Sono felice, anche se lo dico sottovoce. Ritrovare la salute significa vedersi di nuovo bene allo specchio, vedere i peli crescere di nuovo, non doversi più disegnare le sopracciglia con la matita. In questo, mi sento fortunato rispetto a tante altre persone".

    Sul dramma della Lombardia per il coronavirus: "Penso alle persone portate in ospedale e morte sole, ai loro parenti costretti a casa, ai funerali non celebrati: è terribile. Resteranno enormi cicatrici affettive, morali ed economiche".

    Vialli ha aggiunto: "La paura di morire si combatte pensando ai desideri, concentrandoci su quanto ci piace davvero e su quanto vogliamo che ogni cosa ritorni. In questo enorme silenzio che ci circonda, c'è quasi un'atmosfera zen, qualcosa di orientale. E si tornano a sentire i canti degli uccellini persino nelle megalopoli. Sarà stupendo quando torneranno il calcio e lo sport, le emozioni e i ricordi ci aiuteranno a tornare a vivere, vivere pienamente. E dovremo dare più spazio alla solidarietà".

    Sulla Juve e la possibilità di uno scudetto a tavolino: "Non lo vorrei, non dopo quello che sta accadendo. Bene se si potrà chiudere la stagione in qualche modo, in sicurezza. Altrimenti, meglio non assegnarlo. In Italia bisognerebbe lasciare da parte gli interessi personali e gli egoismi, anche se qualcuno di certo ci rimetterà, e fidarsi dei pareri di medici ed esperti".

    Sugli stipendi dei calciatori: "Non devono essere solo gli atleti a sostenere il sacrificio. Mi sembra interessante quanto sta avvenendo in Inghilterra, dove è stato creato un fondo di solidarietà alimentato da una quota dei guadagni dei giocatori: i fondi li distribuiscono loro, direttamente alla sanità pubblica".

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