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  • Viareggio Cup:| Palagi presenta il torneo

    Viareggio Cup:| Palagi presenta il torneo

     

    Decimo anno di presidenza del Centro Giovani Calciatori, decima impresa organizzativa per dare vita alla Viareggio Cup. Alessandro Palagi è un presidente che coniuga la concretezza alle esigenze di bilancio.
    «Il più importante torneo giovanile del mondo necessita ogni anno di un impegno costante. Contatti internazionali con i club, una vitalità comunicativa e di rapporti che non finisce con la sola partecipazione, ma si consolida nel tempo. La Viareggio Cup fa innamorare chi vi prende parte, ma l'affezione più o meno duratura dipende dalla nostra organizzazione. Di sicuro non si va da nessuna parte senza un'accoglienza adeguata. La nostra Viareggio fa la sua parte per bellezza e qualità di vita. Giocate la partite, la città e tutta la provincia di Lucca offrono momenti indimenticabili. Turismo e non dimentichiamo il Carnevale che vive il suo momento clou proprio durante il Torneo, del resto storicamente viene chiamato la Coppa Carnevale. In questo contesto la nostra immagine resta intatta, ma dietro le quinte occorre una gestione che deve tenere conto di tante altre cose importanti, a cominciare dal bilancio. È un punto a cui non si può sfuggire, altrimenti il futuro diventa complicato da programmare».

    Edizione numero sessantaquattro. La storia del Torneo è radicata nel tempo anche se la realtà è parecchio cambiata rispetto al passato:

    «Certo e di molto. Ci siamo adeguati e modernizzati a 360 gradi. Siamo in pochi, ma in grado di reggere l'impegno a tutti i livelli. Chi fa volontariato come noi, ha dentro di sé uno spirito forte e battagliero. Crediamo nei giovani, siamo sempre più convinti che il calcio possa crescere solo grazie a loro. La sentenza Bosman del 1995 ha spaventato le società di calcio e i vivai sono stati considerati un investimento poco utile, solo dopo anni qualcuno ha incominciato a ricredersi. La Juventus per esempio che negli ultimi dieci anni ha vinto cinque volte la Viareggio Cup, la stessa Inter che ne ha conquistati tre. Ebbene hanno concretizzato il lavoro fatto sui vivai e hanno avuto ritorni importanti. Penso a Konko, Mirante, Marchisio, De Ceglie e Giovinco da una parte. Balotelli, Bonucci, Biabiany e Bolzoni dall'altra. Tutti ragazzi che hanno fatto il gran salto proprio dopo il Torneo. La squadra che vince ha sempre dentro di sé valori importanti e il tempo lo dimostra sempre».

    In Europa per prima si è svegliata la Francia, poi la Germania e la Spagna:

    «E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Guardate il Barcellona. È l'esempio di come si può diventare grandi attingendo al proprio vivaio. In Italia abbiamo cambiato rotta un po' in ritardo, ma qualcosa si è già fatto a livello di club. Ora serve una programmazione generale. La Federazione si sta muovendo in questo senso e i risultati verranno».

    La Viareggio Cup come si colloca in questo contesto:
    «Il nostro è un appuntamento irrinunciabile. Lo vedo dalle società, che per diversi motivi non possono partecipare. Sono dispiaciute e si prenotano per le prossime edizioni. E parlo di tutte le categorie. Quest'anno avremmo potuto fare un Torneo a sessanta squadre. Motivi organizzativi lo hanno sconsigliato. Comunque questa edizione presenta una griglia di partenza ricca e variegata. Oltre alle quotate italiane, ecco tre club dal Brasile, due dal Paraguay, uno dall'Uruguay, due dal Messico. Una squadra arriva dal Qatar. L'Europa è rappresentata da Belgio, Ungheria, Norvegia, Danimarca, Russia, Repubblica Ceca».

     

    È il primo grande palcoscenico a cui sono chiamati i giovani talenti:
    «La vetrina della Viareggio Cup è basilare nella crescita di un futuro campione. Lo dicono i numeri, lo certificano le statistiche. Da qui sono passate tutte le stelle del calcio italiano, molte anche in campo internazionale. Faccio solo due esempi recenti: Marchisio in campo nazionale e Cavani per quanto riguarda gli stranieri. Ragazzi di ieri, campioni di oggi. Nel Torneo si sono rafforzati e fatti conoscere in tutto il mondo. Le società li mettono a punto, noi li mettiamo in vetrina. E che vetrina. Basti pensare alle diciannove partite trasmesse da Raisport, i filmati delle partite che possono essere visti in tutto il mondo, poi le numerose testate nazionali e locali che ci seguono. Il nostro stesso sito è un veicolo prezioso di comunicazione sull'evento. Agli addetti ai lavori viene fornita una cartella stampa ricca di informazioni anche sul passato».

    La macchina viaggia a pieno regime, ma resta il problema della finalissima. Lo Stadio dei Pini non sembra più all'altezza di reggere un tale evento:

    «Lo scorso anno fummo obbligati ad andare a giocare a Livorno e la risposta è stata positiva da parte del pubblico. Quest'anno abbiamo pensato a La Spezia, che ha una capienza di 12 mila spettatori, ed è il secondo campo delle dirette Raisport. L'accordo sarebbe stato ottimo su entrambi i fronti. Poi però il Consiglio Direttivo del CGC ha deciso di restare a Viareggio. Personalmente non posso che adeguarmi a questa decisione. Adesso ci aspettiamo una risposta in positivo da parte della città e dell'amministrazione comunale. Il Torneo non si regge solo sul campanilismo, servono mosse concrete a fronte di quello che la manifestazione crea in favore dell'intera cittadinanza».


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