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  • Violamania: a me gli occhi

    Violamania: a me gli occhi

    Sabato sera a San Siro la Fiorentina ha guardato in faccia il campionato e con determinazione, rabbia, carattere e volontà si è regalata uno dei successi piu'importanti dell'era pluridecennale della famiglia Della Valle. In tempi in cui quando in amore ci si lascia, quando va bene, lo si fa tramite telefono o mail, o quando ci si ritrova con gli amici, poi si passa il tempo a conversare su 'What's up', invece che a comunicare ad un metro di distanza con la persona con cui si vorrebbe interloquire, la Fiorentina di oggi ha fissato tutti negli occhi e ferita da ingiustizie arbitrali e menomata da infortuni a catena, ha fatto la voce grossa.

    Verranno presto o tardi momenti bui per Pasqual e compagni, la sfortuna forse si accanira' ancora sul gruppo guidato da Vincenzo Montella, direzioni di gara e manovre di potere agiranno direttamente ed indirettamente per non far spiccare il volo ai cuori gigliati ma la certezza che hanno capito i tifosi, semmai ce ne fosse bisogno, che questa è una squadra che ha un'anima, che spaventa forse proprio perchè ha una personalità che non rimane in silenzio ma vuole dimostrare a tutti il suo essere.

    C'erano tutti i presupposti contro il Milan per far segnare una sorta di deprofundis in casa gigliata, nel giorno proprio del ricordo dei defunti. Soltanto 72 ore prima del fischio di inizio dell'undicesima giornata d'andata la Fiorentina aveva subito prima un'evidente torto arbitrale (mancato rigore su Cuadrado), poi la mancata accettazione della richiesta di riabilitazione di uno dei giocatori piu' importanti che era stato appunto squalificato (sempre il colombiano), in seguito aveva dovuto accettare una designazione dal sapore di beffa (quel Mazzoleni che rimarra' celebre per non aver visto la mano di De Rossi in una sfida dello scorso maggio con la Roma, costo dei danni 30 milioni per mancata qualificazione in Champions League) ed infine amarezza vera per infortuni a catena nella zona nevralgica del campo (Pizarro prima e Bakic poi, cui aggiungere gli stop a Mario Gomez ed Ilicic, senza dimenticare Ambrosini a gara in corso). E se gli altri preferiscono fare i gradassi coi comunicati sui siti ufficiali, o ricusare gli arbitri nella stanza del potere, la Fiorentina, attraverso il suo patron, aveva deciso di alzare la voce con classe già mercoledì notte, guardando in faccia nemici ed amici attraverso la tv, chiedendo di essere ascoltati, e ricevendo invece arroganza e supponenza da opinionisti presuntamente obiettivi, con tanto di pacche sulla schiena per la serenita' con cui mostrare il proprio punto di vista.

    Una Fiorentina su cui è giusto discutere, dividersi, il cui ultimo successo può essere commisurato col momento nerissimo degli avversari (ma è impossibile fare raffronti fra gli incassi dalle televisioni che percepisce il Milan, con quelli che arrivano al club viola, e qui si capisce perchè è piu'bello battere certi avversari) ma che regala emozioni e non si nasconde. I punti buttati via con Cagliari, Parma ed Inter sono un misto di ingenuità e mancanza di esperienza, ma la rosa cresce, i giovani maturano ed adesso finalmente c'è una società che parla chiaro. C'erano una volta, e purtroppo in certi casi ci sono ancora, dirigenti che quando dovevano comunicare qualcosa a qualcuno lo facevano attraverso un'intervista sui giornali o nel segreto delle stanze. Se il club riuscira' a liberarsi di questa Fiorentina da prima repubblica, varra' come e piu'di un gol di Borja Valero a San Siro. Nel frattempo i tifosi viola si godono la creatura di Vincenzo Montella, prenotando voli per la Romania, dove i gigliati non andranno in gita, ma per onorare, come già stanno facendo da inizio competizione, la propria coppa europea, guardando in faccia avversarie con orgoglio e ricevendo in cambio punti importantissimi in chiave ranking Uefa e complimenti. Come sarebbe bello se tali riconoscimenti arrivassero anche dalla madre patria, che ha invece dirigenti calcistici al vertice che tutto hanno, fuorche' il coraggio di guardarti negli occhi quando prendono le loro decisioni sul futuro del nostro mondo del pallone. 


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