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  • Violamania:| Da Baggio a Montolivo...

    Violamania:| Da Baggio a Montolivo...

    Il più grave difetto della famiglia Della Valle, proprietaria della Fiorentina dopo il fallimento del 2002, è quello di non aver capito la città, anzi, per meglio dire, per non averla voluta capire: nello spirito, nell'humus, nel carattere. Secondo le intenzioni in particolare di Diego Della Valle, che ancora oggi rivendica l'acquisto del club in quell'estate tormentata di nove anni, c'era non solo la volontà di acquistare la squadra di calcio - cosa che secondo lui gli avrebbe dovuto consentire l'imperitura riconoscenza dei tifosi viola - ma anche di impossessarsi di una buona corsia preferenziale per radicare la sua azienda sul territorio, e poter anche costruire l'idea innovativa presentata quasi tre anni fa, chiamata Cittadella Viola. Al fianco di tutto questo poi c'era la volontà di mister Tod's di mettere mano sui gangli pulsanti del calcio, cercando di cambiare, insieme ad altre società della caratura della Fiorentina, le facce, i protagonisti e le dinamiche (specie quelle economiche) del pallone italico. Ma prima il voltafaccia avvenuto in Lega Calcio sui diritti tv, poi la vicenda di Calciopoli, ed in seguito lo stop imposto allo sviluppo del progetto Cittadella Viola, hanno reso Diego Della Valle un corpo sempre più estraneo al mondo del pallone, e la Fiorentina, come dichiarato da quest'ultimo, è diventato un semplice hobby.

    'Senza Cittadella Viola si vivacchia' ebbe a dire il giorno della presentazione del plastico del progetto di urbanizzazione. Solo che nel calcio il 'vivacchiare' non esiste, e così lo stand-by messo sulle cose di casa Fiorentina assomiglia più a un 'moricchiare', visto il lento depauperamento della rosa viola e soprattutto il costante menefreghismo dallo sviluppo del progetto societario e sportivo. Quando affermo che la famiglia Della Valle non ha voluto capire Firenze, mi riferisco soprattutto al fatto che è impensabile che, dopo quanto accaduto anche solo nelle ultime due settimane in casa viola - dalla volontà di Montolivo di non rinnovare il contratto, con preciso riferimento al disinteresse sempre maggiore dei Della Valle, al susseguirsi di interviste 'al veleno' dei tesserati viola, da Donadel a Cerci - non ci sia stata una voce diretta dei proprietari del club a tutela della propria immagine, e soprattutto un rilancio di ambizioni, tramite la chiarificazione degli obiettivi futuri. E così, mentre Diego Della Valle è impegnato in Cina per lavoro, il fratello Andrea ha preferito - nonostante alcuni annunci di giornali su imminenti arrivi a Firenze - vedersi la finale di Champions League direttamente da Wembley, priorità che ha scavalcato ogni pensiero di quello che fino a poco tempo fa era il presidente (e rimane azionista di riferimento) dei viola.

    Firenze è cambiata negli ultimi anni, anestetizzata dal fallimento cecchigoriano, stanca da un calcio che ha perso passione, che non regala né sogni né certezze, ma che la proprietà dei Della Valle ha trasformato in un dizionario di economia fatto di bilanci e plusvalenze. Un tempo una partenza come quella di Baggio scatenava rivolte e rivoluzioni cittadine. Oggi il supporter viola scatena la propria rabbia sui social network, sui forum e sui blog. Nessuno si preoccupa della partenza di Montolivo - certamente non paragonabile a quella del Divin Codino, o di Batistuta e Rui Costa -, ma si divide fra chi accusa la politica cittadina di non aver supportato la proprietà gigliata e chi accusa quest'ultima di assenza e lassismo. Comunque la si pensi, la vera sconfitta di quest'ultimo anno e mezzo di veleni è uno stadio sempre più desolatamente vuoto, non certamente per colpa solo della tessera del tifoso o delle misure restrittive per gli stadi. Il vero valore aggiunto della Fiorentina vincente a Liverpool solo 19 mesi fa era l'unione di intenti ed una comunicazione corretta verso la tifoseria. Oggi la famiglia Della Valle e i tifosi viola sembrano due realtà lontane, come quelle coppie che hanno vissuto un amore intenso e che oggi hanno solo paura di confessare l'uno all'altro che tutto sta per finire. E pensare che basterebbe poco, davvero poco, per riaccendere entusiasmo e farsi contagiare come ai bei tempi. Basterebbe un po' di sincerità e una comunicazione migliore da parte del club, ad un popolo che ha solo tanta voglia di tornarsi ad innamorare, e che comunque vada a finire non smetterà mai di farlo, anche se in silenzio e in maniera preoccupata per il futuro, come adesso.

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