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  • Violamania| È il campo che parla...

    Violamania| È il campo che parla...

    • Luca Cellini
    Lo ammetto: devo ancora elaborare il 'lutto' della partenza di Cesare Prandelli da Firenze. Una dipartita metaforica dalla città, quella del mister di Orzinuovi, pur nel suo nuovo ruolo di c.t. della Nazionale, visto che continuerà a vivere in riva all'Arno, dove è stato re incontrastato grazie a quello che ha fatto fuori e dentro il campo, per quasi cinque anni. Ecco perché, a differenza di molti colleghi giornalisti e tifosi viola facili agli innamoramenti, non mi sono fatto incantare dalle parole in conferenza stampa di venerdì scorso del neo mister Sinisa Mihajlovic, dagli annunci del vicepresidente facente funzioni Mario Cognini e del direttore generale Pantaleo Corvino. Partirei proprio da quest'ultimi due. Il primo ha fatto intuire, a parole, un cambio di progettualità tecnica della Fiorentina del futuro, con un club viola non più orientato sulla politica delle 'cessioni su richiesta' dei propri tesserati, ma sulla volontà di decidere lei, la società, chi e come far eventualmente partire. Il secondo, liquidato Prandelli, cui ha fatto i complimenti per la scelta della Nazionale (assolutamente non forzata, vero Pantaleo?), pare aver trovato in Mihajlovic il suo tecnico ideale: aziendalista, propenso a qualche cessione eccellente, maleabile nell'utilizzo dei giovani, e sicuramente 'meno ingombrante' a livello di immagine rispetto a Prandelli. Mi sarebbe piaciuto poter chiedere proprio a Mario Cognigni e Pantaleo Corvino, lo scorso venerdì, come pensano di recuperare credibilità agli occhi della piazza e della tifoseria, dopo la sequela di 'non verità' infilate dal gennaio scorso - a cominciare dalle rassicurazioni sul futuro di Prandelli -, se la conferenza stampa di presentazione di Mihajlovic non fosse durata così poco (poco più di 30 minuti, ma si sa, la stampa è un ingombro e quindi gli si dà quel poco, sperando gli basti). Detto ciò, era prevedibile che il neo tecnico - con lo stile di Mourinho, ma senza avere l'esperienza, la classe e, soprattutto una bacheca del neo tecnico del Real Madrid - rilasciasse dichiarazioni per accendere la piazza. 'Mi sento come voi, presuntuoso di essere il migliore', oppure 'Presentati al campo di allenamento, hai una bella personalità', rivolto ad un cameraman arrabbiato con un fotografo troppo insistente, o le promesse sulla 'ricerca di vittoria a tutti i costi, su ogni campo', senza dimenticare 'l'onore di far parte di uno dei club più forti d'Italia e d'Europa'. Le parole di Cognigni sul nuovo progetto viola, che garantirebbe la permanenza in viola dei big, da Mutu a Gilardino, passando per Frey e Montolivo, è tutta da verificare, soprattutto - come detto - alla luce delle tante gaffes fatte dalla società, non ultima il comunicato contro la Figc di settimana scorsa, in realtà un messaggio indiretto a Prandelli di sbrigarsi ad andare via. Così come ambigue sono le mosse sul mercato di Corvino che, con l'acquisto di D'Agostino e quelli probabili di Dembelé e Giuseppe Rossi, sembra, a dispetto, soddisfare le richieste dell'ex tecnico. Duecento tifosi hanno accolto Mihajlovic come se fosse un messia, con cori 'famigliari', e dalle radio opinionisti sempre molto attenti a difendere i propri interessi (soprattutto se legati a quelli della società) hanno trasformato l'ex mister di Bologna e Catania (non Chelsea e Barcellona), come il nuovo guru del calcio mondiale. Ruffiane ed inutili le domande poste allo stesso Mihajlovic in sede di presentazione: i fatti parleranno quando la palla comincerà a girare sul serio. La realtà di oggi è che, Prandelli o no, questa società è ancora senza un presidente, con una politica ondivaga fatta di promesse e poca sincerità, che parla di etica (e poi annovera fra le sue fila giocatori e team manager di squadre giovanili 'manesche') e che soprattutto 'naviga a vista', quasi in attesa di una fuga, in caso di ostacoli sulla strada della Cittadella. Per adesso le parole-sentenza del neo tecnico possono avere infiammato gli illusi. Ma per capire il vero valore di questa Fiorentina bisognerà vedere come chiuderà la campagna acquisti-cessioni della società, e soprattutto se il tecnico sarà difeso nel primo momento difficile. Proprio quest'ultima componente è mancata, nel club viola, quando per fare il salto di qualità sarebbe servita solo unione di intenti. E' estate, tempo di sogni ed illusioni, ma qualcuno il credito di fiducia lo ha già finito. Con i fiorentini non si scherza: questo Cesare Prandelli lo aveva capito, da vero uomo che amava i toni bassi ed i fatti. Ecco perché, a fronte di chi lo ha già troppo presto archiviato, c'è chi ancora lo rimpiange, essendo però contento allo stesso tempo della sua dipartita da una società che non ha fatto niente per difenderlo o per aiutarlo, soprattutto nella parte conclusiva della sua avventura in maglia viola.

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