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  • Violamania:| E non se ne vogliono andare

    Violamania:| E non se ne vogliono andare

    • Luca Cellini

    Mario Cognigni, vicepresidente, facente funzione di numero uno della società gigliata, lo ha annunciato nel corso della conferenza stampa di presentazione del neo tecnico Sinisa Mihajlovic: da questa sessione di calciomercato la Fiorentina cambia politica, e non attende che sia il giocatore a chiedere di andare via dal club. Sarà quest'ultimo a valutare la funzionalità dei propri tesserati al progetto, e poi farà le sue valutazioni in merito alle cessioni. Solo che nel frattempo Pantaleo Corvino, d.s. viola, ha già chiesto un anticipo sul budget per compiere le sue operazioni in entrata, acquistando in comproprietà dall'Udinese D'Agostino, e quindi adesso, prima di fare nuove entrate, bisogna cedere. Ma chi lo va a dire ai giocatori 'non funzionali' della Fiorentina, che se ne devono andare? Chi convince un club ad acquistare Comotto che ha un ingaggio che neanche una big del calcio italiano può permettersi? Chi si presenta da Donadel, contratto in scadenza giugno 2011, e gli dice: 'Per piacere, abbiamo bisogno di fare cassa, puoi andare al Genoa o alla Lazio, in modo che non ti perdiamo a costo zero fra dodici mesi?'.


    I giocatori che hanno mercato in casa viola sono Vargas - che però, salvo che sia la società a comunicare la sua cessione, non ci sta a passare per traditore -, Gilardino - che è partito per le vacanze dicendo 'marameo' a Napoli e Juventus, perché sa che a Firenze se sbaglia due partite nessuno lo fischia, e lo stipendio è sempre regolare sul suo conto corrente ogni fine mese -, così come Frey o Montolivo: a quest'ultimo qualcuno dovrà pur dire che, dopo uno splendido campionato, deve cambiare ruolo. Basta che la si finisca di dire che Corvino ha promesso di dare la rosa pronta a Mihajlovic per la partenza del ritiro, e che nessuno verrà ceduto dopo quella data, perché l'anno scorso Kuzmanovic partì, dopo mille smentite, a 48 ore dalla chiusura del calciomercato.

    Per far andare via i giocatori da Firenze potrebbero usare il 'metodo Diego Della Valle'. Una telefonata al presidente federale amico, Giancarlo 'non mi dimetto manco morto' Abete, e Prandelli è stato costretto ad accettare la Nazionale. Oggi a Roma verrà presentato come nuovo tecnico degli azzurri. Quando me lo troverò di fronte, nella sala stampa dell'Olimpico, con la sua nuova divisa e sulla giacca il simbolo della Figc, mi sembrerà come di vedere 'la mia ragazza', con cui ho condiviso tutto, gioia, passione, dolori e rabbia negli ultimi cinque anni, fra le braccia di un altro. Forse sono un sentimentale, ma so già che proverò un senso di impotenza, perché niente potrà far tornare Prandelli a Firenze.


    Un bel calcio nel sedere da parte dei Della Valle, la pantomima messa su da quest'ultimi con il presidente federale Giancarlo Abete, che hanno 'incastrato' il tecnico di Orzinuovi - come quest'ultimo ha raccontato alla madre -, e si va avanti. Pur essendo grato ai proprietari della Fiorentina di quello che hanno fatto e faranno per la squadra di calcio di Firenze, ancora non capisco questa acredine nei confronti di un uomo che aveva saputo unire la città, e che forse era troppo amato per essere ancora accettato. Se i Della Valle vivessero di più la città, invece di fare richieste du danni a giornalisti che usano il proprio senso critico nei loro confronti, credo sarebbero maggiormente rispettati ed apprezzati nel loro lavoro. Buon lavoro Prandelli, da oggi la città che meno ama la Nazionale farà il tifo anche e soprattutto per te.


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