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  • Violamania:| Riaccendiamo la passione

    Violamania:| Riaccendiamo la passione

    Dalle 19.54 circa di sabato scorso la Fiorentina ha conquistato una salvezza che, ad un certo punto della stagione, è sembrata un traguardo facilmente raggiungibile solo dagli incoscienti e dagli stolti, che restano aggrappati ad un'idea di società e di squadra che rappresenta solo il passato. Giusto parlare di piccolo-grande miracolo tecnico soprattutto dell'ex allenatore Delio Rossi, uno che non ci ha dormito la notte per restare aggrappato alla serie A, in particolare perché tutti intorno a lui, dal club ai giocatori, alla tifoseria, passando per la stampa, hanno commesso una serie infinita di errori, in un misto di presunzione e superficialità. Un obiettivo, quello di poter disputare almeno un altro torneo nella massima serie, che soprattutto la proprietà, prima responsabile come sempre, nei momenti belli come in quelli bui, ha fatto di tutto - e a lungo - per non centrare.

    Riuscire a salvarsi dopo una campagna acquisti, quella dello scorso gennaio, in cui al tecnico riminese era stato messo a disposizione un solo attaccante, fermo da sei mesi e che non segnava da quasi un anno, una rosa di gente in partenza, poco professionale e del tutto lontana da ciò che si intende per progetto sportivo, con un'emorragia di tifosi allo stadio, un direttore sportivo dimissionato e dirigenti pessimi dal punto di vista dialettico (ma anche calcistico), va salutato come un trionfo. Quando la Fiorentina è tornata a fare calcio come si deve, ovvero con il padrone del club presente alla vigilia di una partita, il fratello che ha incontrato stampa e tifoseria, e i giocatori che sono stati messi 'sugli attenti', non a caso è arrivata la svolta di San Siro, ed il periodo che ha consentito di racimolare quei punti utili alla permanenza in serie A. Ma una settimana di calcio fatto nella maniera giusta non può cancellare due anni e mezzo di autentico fallimento.
     
    Giusto il mea culpa pronunciato da Andrea Della Valle tempo fa, giusta la rinuncia al padre-padrone Pantaleo Corvino, ma se nelle prossime ore non si farà autentica piazza pulita negli uffici della società e nello spogliatoio, tutto ciò che è accaduto sarà replicato l'anno prossimo. Occorre ripartire dalle uniche figure certe di una Fiorentina che può tornare a far sognare: Macia e Guerini in società, Nastasic, Behrami e Jovetic intoccabili nella rosa. Ma se non arriverà gente di calcio nel club - un d.g. che rappresenti il club e un d.s. scevro da legami con certi procuratori e aperto su più orizzonti - e non saranno mandati a casa i vari Cognigni, Mencucci e Teotino, corresponsabili dei 30 mesi più tristi della recente storia viola, non si sarà imparato niente dall'agonia straziante che ci ha portato fino al match con il Novara. La Fiorentina, che sapeva essere 100 metri avanti a club che hanno un monte ingaggi di quasi 100 milioni superiore a lei, era composta dal triunvirato Diego Della Valle-Corvino-Prandelli. Fino a quando mister Tod's non ricomincerà a confrontarsi con la realtà fiorentina, non basterà neanche il progetto del nuovo stadio. Il tempo di esitare è finito: serve riaccendere, e alla svelta, un fuoco che ancora cova in tutti i supporters viola, anche in quelli che troppo superficialmente sono stati definiti pseudo-tifosi o rosiconi. 

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