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  • Violamania: il problema non è se resta o no Montella

    Violamania: il problema non è se resta o no Montella

    • Luca Cellini
    Diego ed Andrea Della Valle sono una delle eccellenze imprenditoriali italiane che sono divenute, grazie alla loro bravura, lungimiranza e voglia di migliorarsi sempre e comunque, uno dei brand del Belpaese che è riuscito ad affermarsi a livello anche mondiale. I loro prodotti sono apprezzati ed affermati da gente del jet set, dal mondo politico ed economico ma anche da colleghi del mondo della moda e dell’industria dell’abbigliamento. Sono giustamente definiti dei veri e propri Re mida perché ogni attività che hanno deciso di intraprendere ha visto numeri economici in crescita e successi a ripetizione. Tutti fuorchè in uno: il calcio. Da quasi 13 anni sono gli azionisti di maggioranza della Fiorentina eppure, non soltanto per sfortuna o circostanze misteriose, ad oggi non hanno portato a casa neanche un trofeo con la loro prima squadra. Sono cambiati allenatori, calciatori, direttori sportivi e tecnici, uomini del management dietro le scrivanie ed addetti alle comunicazioni, eppure parafrasando una celebre espressione di Josè Mourinho ‘zero tituli’.

    Certo, va detto che per quello che è il bacino di utenza della città di Firenze, il numero di tifosi viola in Italia e nel mondo e le possibilità economiche derivanti dalla ridistribuzione dei diritti televisivi, la Fiorentina ha quasi sempre raggiunto risultati straordinari, anche se paragonati alla storia recente della società gigliata che ha vinto complessivamente due scudetti, cinque Coppe Italia e poco altro, e che invece con i Della Valle hanno partecipato a due edizioni della Champions League consecutive, che sarebbero state quattro al netto di Calciopoli, e si avviano al terzo anno di fila in Europa League, in cui sono state raggiunte due volte le semifinali. Solo che, ogni volta che c’è stato da fare il salto di qualità decisivo, qualcosa si è interrotto, sono successi ingorghi comunicativi e mediatici, che hanno impedito di poter percorrere l’ultimo e decisivo scalino. E’successo con Cesare Prandelli dopo tre anni, con una chiusura del rapporto con il poi c.t. della Nazionale italiana che è stata davvero brutta, e sta succedendo la stessa cosa adesso con Vincenzo Montella, con sia il tecnico di Orzinuovi allora, che quello di Castello di Cisterna oggi che hanno solo chiesto chiarezza e decisione nel proseguire il proprio progetto sportivo.

    In particolar modo l’attuale allenatore gigliato nella sua estrema onestà un anno fa disse che per far ambire la Fiorentina al vertice del campionato sarebbero serviti almeno 2-3 acquisti di giocatori affermati, pronti e di assoluto livello tecnico e temperamentale. L’estate scorsa invece sono arrivati perfetti carneadi quali Brillante, Beleck, Octavio e Marin, insieme ad arrivi last minute come Kurtic, Badelj e Richards, il tutto seguito dalla cessione di Cuadrado lo scorso gennaio, e gli approdi gratis di Diamanti, Gilardino e Rosi, senza dimenticare Rosati ed il jolly dal mazzo Salah. Andrea Della Valle disse ad agosto 2014 che secondo lui quella che aveva allestito era la rosa più forte della sua gestione societaria e che la Fiorentina avrebbe dovuto lottare per un piazzamento nella futura Champions League. Di idea diversa Vincenzo Montella che parlò come obiettivo di entrare nelle prime sei posizioni.
    E’da quella divergenza di vedute che questa stagione si è trascinata visto un equivoco di visione sul rafforzamento o meno del parco giocatori della Fiorentina già 10 mesi fa. Il problema per il futuro infatti non è se Montella resta o meno, ma come eventualmente resta.

    E’giusto credere al fatto che l’allenatore dica che si sente coinvolto ancora al 100% nel progetto gigliato, ma lui aspira al salto di qualità. Vorranno fare lo stesso i Della Valle? Per quanto visto, in base ai valori della squadra avuta a sua disposizione, l’ex tecnico di Catania e Roma in questa stagione ha fatto veramente il massimo, con un probabile quinto posto finale che vale la qualificazione diretta all’Europa League e due semifinali nelle coppe che ha disputato. Lo stesso Aeroplanino non è stato per niente aiutato da interferenze di dirigenti che non dovrebbero avere alcun titolo sul mercato e che invece sono assai legittimati dalla proprietà, e soprattutto con tante vicende che andavano risolte, tipo i rinnovi di contratto, che sono state gestite male (Neto) o non risolte (Babacar e Bernardeschi). Gli azionisti di maggioranza del club sono i primi responsabili se a tutt’oggi si ripetono certi errori, e se ancora i risultati per fare il balzo in avanti decisivo, non è stato compiuto. E’così difficile distribuire meglio i compiti all’interno della società, dividendo chi ha competenze solo amministrative, da chi dovrebbe avere totalmente in mano il controllo del comparto sportivo?
    E’possibile evitare promesse e spirito da grandeur, ed essere invece onesti in termini di ambizioni e di reale volontà di investire, prima con sé stessi e poi con i tifosi? La famosa chiarezza, una volta per tutti, sarebbe il caso di farla perché sinceramente essere etichettati come la proprietà più longeva e scarsamente vincente della storia della Fiorentina crediamo che non faccia piacere né a Diego, né ad Andrea Della Valle, e ricominciare un’altra volta da un progetto nuovo, avrebbe il sapore stavolta di una reale sconfitta, a prescindere dal futuro di Vincenzo Montella ancora Firenze o meno. 
     

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