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  • Violamania: Pioli si dimette da Uomo, la società perde ancora
Violamania: Pioli si dimette da Uomo, la società perde ancora

Violamania: Pioli si dimette da Uomo, la società perde ancora

  • Giacomo Brunetti
Dopo i comunicati viola vien sempre da sorridere. Ormai la reazione di incredulità, sottolineata anche dalla Curva Fiesole con una dura lettera pubblicata sui propri canali, è spontanea e d'uopo. La parte più interessante - ovvero che lascia più perplessi - appartiene alla prima comunicazione, avvenuta poche ore dopo la sconfitta contro il Frosinone: «Si vuole rivedere la squadra forte e promettente vista in più occasioni durante questa stagione». Al di là del mezzo vernacolo, quali sono state le «più occasioni»? Perché viene il sospetto che, oltre alla propaganda, ci sia una forte mancanza d'autocritica, colei che da anni contraddistingue i giudizi interni sull'operato degli uomini viola. E come sempre, il primo indiziato è stato l'allenatore.

Sì, Pioli ha le sue colpe, indubbiamente. La squadra, in campionato, ha reso al di sotto delle proprie possibilità e le scelte del tecnico non sono state sempre condivisibili. La mancanza di un gioco, le letture sbagliate e la troppa convinzione in certe soluzioni hanno contraddistinto due stagioni nelle quali, eccezion fatta per i lampi di Biraghi, singolarmente nessuno è cresciuto più di quanto ci si aspettasse. I giocatori, però, hanno le loro responsabilità: errori personali e grossolani, caduta di mentalità e disattenzioni troppo grandi per essere perdonate. I peccati si suddividono e se la classifica inchioda la Fiorentina a dieci punti dalla zona europea, qualche problema c'è stato. Soprattutto se, adesso, conviene più guardarsi dal Sassuolo undicesimo che ambire alla Sampdoria nona.

Appurato tutto questo, guardiamoci negli occhi. «La società inoltre chiede al tecnico Pioli di gestire questo momento con la competenza e la serietà che ha dimostrato nella prima parte del Campionato»: ed eccole tornate, le frecciatine. Lo scontro totale ha portato alle dimissioni dell'allenatore, colpito nell'uomo e nella professionalità: in campo non ha fatto brillare, ma dal punto di vista personale è come se avesse vinto la Champions League. «La proprietà non è assolutamente disposta ad accettare quello che sta accadendo da qualche mese a questa parte», si legge nel più recente comunicato viola. Torna il sorriso, perché la squadra è stata costruita secondo dei paletti troppo stretti per guardare troppo in alto. Autofinanziamento, prestiti e la sempreverde presunzione di non sbagliare mai, anche quando le lacune sono lampanti. La necessità di crocifiggere in modo fanciullesco il proprio allenatore con una frase in mezzo alle dichiarazioni di rito ne è la riprova. I Della Valle sono liberi di gestire l'azienda come meglio credono, a patto di non prendere in giro quei tifosi che, sempre più in maggioranza, sono davvero stanchi. «Ora è necessario che tutto questo venga confermato da risultati positivi che tutti ci aspettiamo ed ognuno dovrà assumersi la responsabilità del proprio operato»: quindi anche la società farà autocritica? Intanto, anche questa battaglia, l'hanno persa: vince Pioli, che se ne va  a testa alta.

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