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  • Violamania| Mihajlovic, faccia una promessa

    Violamania| Mihajlovic, faccia una promessa

    • Luca Cellini
    Il primo segnale verso l'esterno che fra Cesare Prandelli e Diego Della Valle i rapporti fossero freddi (per non dire gelidi) fu l'intervista, studiata nei minimi particolari, con cui lo scorso 26 marzo il patron dimissionario della Fiorentina chiedeva all'allora tecnico gigliato di fargli, sottoforma di biglietto di Pasqua, la promessa che non sarebbe andato alla Juventus la prossima stagione. Era bastata una segnalazione di Luca Cordero di Montezemolo, amico della famiglia Della Valle, di un presunto incontro Prandelli-Bettega, per far sorgere i dubbi di mister Tod's sul tecnico di Orzinuovi, con cui il dialogo già da un anno e mezzo si era interrotto per via della vicenda Adrian Mutu. Oggi la Fiorentina riparte da Mihajlovic, dopo il teatrino messo su dalla società, che aveva confermato Prandelli in tutte le salse: Pantaleo Corvino addirittura aveva invitato a scommettere i tifosi sulla permanenza del tecnico, e tutta la dirigenza mostrava, all'apparenza, stima ed affetto verso l'ex tecnico di Roma e Parma. In questi minuti Sinisa Mihajlovic viene presentato alla stampa: erediterà una panchina comunque scomoda, perché Cesare Prandelli non è stato solo l'allenatore della Fiorentina in questi anni, ma il garante di un progetto, quello della famiglia Della Valle, che con le cessioni illustri dei vari Toni e Felipe Melo e quelle prossime di Mutu e uno almeno fra Gilardino, Vargas e Frey, si sta trasformando in campagna di smobilitamento. Al primo giorno del serbo di Vukova, ci sentiamo di chiedergli di farci una promessa, a mo' di quanto fatto da Diego Della Valle con Prandelli due mesi fa. Mister Mihajlovic, può giurare davanti ai tifosi viola che non userà la Fiorentina, comunque vada, come trampolino di lancio per la sua carriera e che magari, dopo una bella stagione a Firenze, non andrà a guidare una big europea (ad esempio il suo sogno, l'Inter)? E' una promessa importante: diciamo che la richiesta arriva sperando che lei si possa togliere alla Fiorentina delle soddisfazioni, e che la sua risposta possa essere un sincero, magari non ruffiano, 'no'. Un ultimo pensiero lo rivolgiamo in questo periodo per Pantaleo Corvino. Nel suo essere aziendalista è normale che abbia difeso la scelta di mettere 'alla porta' Cesare Prandelli. Meno normale che abbia detto dieci giorni fa, con il futuro c.t. della Nazionale in Canada, che lui resta in trincea a Firenze mentre Prandelli non crede più nel progetto viola. Le sue parole verso l'allenatore che portò a Firenze nell'estate del 2005 sono quanto di più irrispettoso e poco elegante possa esserci. Un progetto può definirsi tale quando si fanno vestire la maglia gigliata ai seguenti elementi: Mazuch, Hable, Brivio, Do Prado, Lepiller, Mateo, Lupoli, Vanden Borre, Potenza? Se, come dice Corvino, negli ultimi cinque anni, ha vinto 'quattro scudetti e quattro Champions League’ con i quarti posti e le qualificazioni all'ex coppa dei campioni, il merito è soprattutto di un uomo che non va ad allenare una squadra di Lega Pro, ma la Nazionale italiana. Una caduta di stile, da parte dell'uomo di Vernole, che non ci aspettavamo, e forse ancora più dolorosa. L'anticipo di cassa per questo calciomercato chiesto a Cognigni puzza di bruciato, visto che mai si è sognato di formulare tale richiesta quando c'era Cesare Prandelli. Si può essere i re del mercato, ma i perdenti nella buona educazione e nel rispetto. Corvino è sembrato il sovrano di quest'ultimo regno. Che peccato.

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