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  • Violamania:| 'Povera' Fiorentina

    Violamania:| 'Povera' Fiorentina

    I fatti, in casa Fiorentina, parlano di due anni di delusioni cocenti sul campo, di una proprietà viola assente in città, e fisicamente poco e male rappresentata in sede, e di una tifoseria gigliata che è finita per disinnamorarsi quasi completamente della propria squadra di calcio. La sconfitta contro il Lecce è solo l'ultimo fotogramma di uno squallido film finanziato dalla famiglia Della Valle, i quali hanno ottenuto successo e prestigio in ogni campo lavorativo ma hanno nell'azienda calcio il loro unico fallimento. La spiegazione è molto facile: i 'solidi economicamente' fratelli marchigiani hanno sottratto attenzione al progetto Fiorentina, demandando compiti da affrontare invece in prima persona, con l'autorevolezza - prima ancora che con l'autorità - che li ha contraddistinti a livello mondiale.

    Diego Della Valle, indispettito dal mancato rispetto di promesse fatte al suo avvento a Firenze, e deluso da quanto accaduto con Calciopoli, ha di fatto stoppato un progetto che cresceva sì nelle difficoltà ma che viveva dell'entusiasmo di una proprietà giovane, che mirava in alto, e che produceva calcio. Oggi soprattutto quest'ultimo fronte è totalmente inesistente, visto che l'unico dirigente che 'ne sa di pallone' è un direttore sportivo che è stato lasciato solo a fare il bello ed il cattivo tempo per oltre un anno e mezzo, senza che nessuno gli abbia mai chiesto conto dei suoi errori e dei 'danni' fatti sul fronte dialettico e calcistico. Il resto sono personaggi di basso profilo, magari utili a fare di conto e a relazionare come vuole 'il padrone' su ciò che accade intorno alla squadra, ma senza un briciolo sincerità nel raccontare ciò che veramente sta succedendo dentro alla società.

    Una Fiorentina 'prigioniera' dei Della Valle che paga errori di scelte, soprattutto negli uomini. Una proprietà che ha sempre fatto fatica a relazionarsi e capire una piazza, fin troppo paziente con quest'ultima, che evidentemente paga una paura derivante dal fallimento di quasi dieci anni fa. Oggi non c'è prospettiva, non ci sono idee, non c'è ambizione, né voglia di migliorarsi, né quell'autocritica che ogni tanto è necessaria per crescere. La squadra, mal costruita, mal proporzionata, frutto di scelte più legate ai rapporti di amicizia del direttore sportivo che di decisioni ben ponderate per la crescita del gruppo, ha la classifica che si merita, che a prescindere dal duro lavoro che sta facendo Delio Rossi non potrà mai migliorare se il club, come sembra, non ha voglia di tornare a produrre calcio, con gente che di questa realtà sia a conoscenza.

    Firenze, illusa solo la scorsa estate dal fantomatico 'patto' proposto dalla società, non merita tutto questo, e assiste sgomenta alla distruzione inevitabile della propria creatura, fra giocatori poco professionali, una comunicazione che rasenta la presa in giro, e una lenta agonia inesorabile e inevitabile, vista la mancanza di progettazione di chi dovrebbe risollevare le sorti del club, 'ricco' nella proprietà ma 'povero' nella realtà, visto come è stata ridotta questa Fiorentina ad oggi. Giusto auspicare che prima o poi qualcuno abbia quel briciolo di coscienza e orgoglio personale per capire la gravità del momento; giusto concentrarsi su cosa si può fare, e non solo promettere, nell'immediato. L'obiettivo comune deve essere quello di dare una mano al tecnico arrivato due mesi e mezzo fa per provare a rimettere insieme una rosa di giocatori, un ambiente e una classifica degni di una maglia che non tutti sembrano amare per davvero.

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