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  • Violamania:| Qualcosa è cambiato

    Violamania:| Qualcosa è cambiato

    La gara contro il Siena era attesa come spartiacque per capire la reazione della Fiorentina al primo, piccolo periodo di 'black out' di risultati da inizio stagione (due pareggi e una sconfitta). Le risposte arrivate dal derby andato in scena ieri al 'Franchi' non sanno ancora di sentenze definitive, ma sicuramente qualcosa è cambiato, e tutt'altro che in termini negativi. Il primo importante segnale va registrato in porta: il brasiliano Neto ha scavalcato nelle gerarchie Viviano, cui non è stato perdonato il periodo di difficoltà evidenziatosi coi due errori contro la Roma. Il secondo 'focus' va dedicato a Stevan Jovetic, ancora importante per gli equilibri che sposta, sulla carta, in favore della Fiorentina, ma non così fondamentale in zona rete come è stato per troppo tempo, tanto che è stato sostituito non solo per preservarlo fisicamente ma perché vittima di un'indolenza che ha fatto saltare qualche nervo scoperto al 'Franchi'. Il terzo punto è che non conta se sei un nazionale (El Hamdaoui), un giovane rampante (Ljajic) o uno con un procuratore influente (Seferovic): a Firenze se ci metti cuore ed anima (Luca Toni) sarai sempre titolare.

    Quello che di fatto è cambiato, o meglio è tornato ad essere quello che si era visto nei primi tre mesi di questa nuova Fiorentina, è il gioco dei Montella boys, capaci di divertire, divertirsi, andare a segno con regolarità e piazzarsi ancora una volta stabilmente in posti prestigiosi di classifica. Questo va ancora di più esaltato se si pensa a quanto la rosa sia cambiata la scorsa estate, alle scelte di qualità fatte dal tecnico gigliato - soprattutto a centrocampo -, e agli arbitraggi mediocri del calcio italiano, che nel dubbio prendono decisioni avverse alla formazione viola, tipo la sequenza di cartellini gialli rimediati da inizio torneo da David Pizarro. E proprio vista l'accoglienza dedicata ieri al Pek dallo stadio di Firenze, bisogna sottolineare che l'anima della città non cambierà mai: brontolona, polemica, mai contenta, malinconica, ma allo stesso tempo passionale e commovente. Per informazioni chiedere ai tanti ex viola che sono rimasti ad abitare all'ombra del Duomo del Brunelleschi, o al c.t. della Nazionale Cesare Prandelli, che ancora oggi ricorda l'abbraccio che ricevette a pochi giorni dalla scomparsa della moglie.

    Ancora due partite e poi la Fiorentina manderà in archivio uno degli anni più folli, incredibili e per tanti versi contraddittori della sua storia: dodici mesi in cui è soprattutto cambiato il modo di fare calcio nella società viola, per fortuna in meglio. Se la prima parte della stagione era il binomio Cognigni-Corvino a farla da padrone, nell'estate della rivoluzione è tornato a 'regnare' Andrea Della Valle, che ha affidato a manager competenti, e ad un allenatore che sta diventando un fuoriclasse, le chiavi della società di cui è comproprietario. Per chiudere con il sapore di zucchero sul palato questo 2012 servirebbero i tre punti a Palermo, sabato prossimo, ma prima ancora un successo che vorrebbe dire qualificazione ai quarti in Tim Cup a Udine, mercoledì pomeriggio. C'è stato un tempo in cui dal club viola qualcuno convocava i giornalisti per dirgli che vincere la Coppa Italia sarebbe stato quasi peggio, visti i premi da pagare a fine anno. Per fortuna qualcosa, e tanto, è cambiato anche dal punto di vista comunicativo. Bentornata 'vecchia-nuova' Fiorentina.

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