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  • Violamania: quei primi segnali incoraggianti

    Violamania: quei primi segnali incoraggianti

    • Giacomo Brunetti
    Trenta minuti di fuoco prima di spengersi. Due legni che stanno lì ad aumentare i rimpianti. La Fiorentina non riesce a capitalizzare l’avvio di una Juventus con la testa ancora alla Champions League e, progressivamente, lascia uscire i bianconeri dal guscio, facendosi rimontare e sbattere in faccia l’ottavo Scudetto consecutivo dei piemontesi. La partita, per quelle che erano le premesse, va però analizzata da un altro punto di vista.

    Alla Fiorentina non si chiedeva la vittoria, piuttosto segnali in vista della Coppa Italia. Perché come hanno sottolineato un po’ tutti alla vigilia, l’impegno contro la Juventus andava onorato, ma la vera sfida capace di tenere in vita la stagione è quella di Bergamo. Lo stesso Montella lo ha dimostrato, in campo, inserendo un ancora acerbo Hancko e rinunciando a Muriel dal primo minuto, preservando Chiesa a metà della ripresa dal riacutizzarsi di qualche fastidio. La Viola prepara l’Atalanta con qualche bagliore positivo, dalla forma proprio di Chiesa a un equilibrio parzialmente ritrovato. Ha affrontato la Juventus a viso aperto, creando e punendosi con un autolesionismo di contropiede sprecati e autogol incassati. Con l’Atalanta, la coppia Muriel-Chiesa dovrà mostrarsi nel proprio momento migliore. Di contro, Simeone è apparso ancora una volta avvinghiato ai propri limiti tecnici. Il centrocampo, poi, richiama a gran voce Edimilson, nonostante lo svizzero non sia il nuovo Lampard.

    Montella lo ha chiarito fin dal primo giorno: non può stravolgere, solo effettuare qualche accorgimento. Adattarsi più lui ai giocatori a disposizione di quanto gli stessi calciatori potranno fare con i suoi dettami. Una fase di transizione che passa dall’appuntamento che può porre le basi per evitare la terza annata senza Europa. È tutto in salita, ma la Fiorentina può farcela. Con il coltello tra i denti.

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