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  • Violamania:| Retrocedono solo i tifosi

    Violamania:| Retrocedono solo i tifosi

    Con il successo di ieri contro la Roma la Fiorentina cancella i cattivi pensieri che avevano portato, in città, a far parlare alcuni di 'lotta per la retrocessione'. Su una cosa però aveva ragione Claudio Ranieri - prossimo avversario della Fiorentina, con la sua Inter, sabato prossimo -, quando il tecnico testaccino era allenatore a Firenze: 'Ai tifosi viola servirebbero dieci anni di serie B'. Come dar torto a uno dei pochissimi tecnici che qui è riuscito a vincere qualcosa, e che evidentemente, se non è rimasto famoso per il gioco spumeggiante, come minimo è sempre stato apprezzato in tutte le piazze dove ha allenato per la schiettezza delle sue dichiarazioni. Infatti, come già ampiamente sottolineato in passato, si può dire ufficialmente che la tifoseria gigliata è pronta per l'estrema unzione, e molto più vicina a scomparire definitivamente che a risorgere a nuova vita. Testimonianza non sono tanto le scarse presenze allo stadio, frutto di un'involuzione di risultati della squadra e di una gestione societaria da questo punto di vista fortemente imbarazzante, ma tutta una serie di episodi che hanno fatto sì che i tifosi gigliati, quelli riconosciuti (e anche un po' temuti) per il loro calore nel passato, non esistano di fatto più.

    Oggi il cosiddetto tifo organizzato, se ancora esiste, è frammentato fra chi prova a ricostruire la vecchia mentalità ultrà, andando anche a contestare i giocatori - o meglio a scrivere due striscioni da appendere fuori dallo stadio -, e chi emette comunicati 'sull'unità di intenti' o riversa il proprio malumore attraverso il web e le onde medie. Sì, perché nel terzo millennio è nata una nuova forma di protesta: il tifoso in pantofole e smoking. Il supporter che fa il 'duro e puro' non prendendo la tessera del tifoso, ma che poi invece di dire quello che pensa direttamente ai protagonisti ci tiene a urlarlo nelle radio, canzonando il giocatore o il dirigente di turno. E così, se a Roma si lamentano perché un personaggio dai trascorsi burrascosi come Marione imperversa sulle Fm, a Firenze c'è il 'fruttivendolo-tifoso', 'il tifoso capopopolo' con sponsor al seguito, e poi c'è il 'tifoso-braccio armato della società', quello che si sfacchina chilometri fra radio, tv e spazi sui giornali per portare il 'sacro pensiero del club', mascherato da contestazione. Una tifoseria che negli ultimi anni si è messa in luce soprattutto per un 'goliardico' coro di paragone fra Messi e Cerci; quest'ultimo, esempio di scarsa professionalità, è stato eletto a simbolo recente, insieme al 'Tanque' Silva, un imbarazzante ologramma con il numero dieci sulle spalle.

    Gira la leggenda (che poi un po' di verità la conserva davvero) secondo cui, in un periodo di tanti anni fa in cui i risultati non arrivavano, Speggiorin e Desolati furono rincorsi lungo viale dei Mille dopo l'ennesima prestazione negativa. Oggi per sapere dove ha trascorso la serata precedente un giocatore della Fiorentina basta consultare Facebook, perché il tifoso medio si è fatto la foto con lui, alle tre di notte, in un locale a caso della movida cittadina. Sì perché il 'tifoso in ciabatte' ci tiene a far sapere la sua, ma mica allo stadio, dove il giovedì, durante le amichevoli, quando va bene ci sono duecento persone silenti e 'cazzeggianti', ma per radio e sul web. Gente pronta ad imbracciare la cornetta e a trasformarsi in opinionista tecnico, che ormai dà del 'tu' all'ex calciatore o certi procuratori. Internet poi ha sdoganato tutto: lettere aperte alla folla, commenti 'a orologeria' ben nascosti da un nickname. E poi ci si stupisce se i Cecchi Gori prima (con un fallimento imperdonabile) e i Della Valle poi (con una dismissione mista a menefreghismo) hanno fatto il bello e il cattivo tempo con il giocattolo Fiorentina. Perché se Kharja gira l'Italia in treno, Cerci va in aereo a Formentera, Lazzari e Pazzagli frequentano le discoteche fino a tarda notte, e sottaciamo ciò che riguarda il resto del gruppo, le responsabilità sono anche di una tifoseria che è la prima a fregarsene del proprio amore: la maglia viola. Meglio prendersela con Montolivo e la sua voglia di non rinnovare: mettendosi nei suoi panni, ovunque andrà, avrà un sacco di buoni motivi per farlo, a prescindere da quanto guadagnerà e quanto giocherà in futuro.

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