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  • Violamania:| Quando il 'bomber' parla...

    Violamania:| Quando il 'bomber' parla...

    C'era un rituale che rendeva speciale la Fiorentina nei suoi recenti anni migliori, quando non solo si collocava immediatamente a ridosso delle grandi in serie A, ma faceva una straordinaria figura anche fuori dall'Italia, con una semifinale di Europa League che, vista con gli occhi di oggi, periodo in cui le squadre italiche rimediano solo figuracce, vale quanto una Champions League. Ogni martedì mattina Diego Della Valle, allora presidente onorario viola, chiamava il suo allenatore Cesare Prandelli per farsi raccontare quello che accadeva nell'universo gigliato. Mister Tod's poteva essere ad Hong Kong, in Cina oppure a Casette d'Ete, ma non rinunciava mai - come un tempo faceva anche l'avvocato Agnelli coi suoi supercampioni alla Juve - ad una chiacchierata di calcio a 360 gradi. Poi, in quell'estate del 2008, quando Prandelli a sedici giorni da un preliminare di Champions League si oppose alla cessione di Adrian Mutu, il 52enne di Orzinuovi divenne agli occhi di Diego Della Valle 'il nemico'. Infatti l'allenatore lombardo, con quella prima mossa 'non aziendalista', si giocò per sempre il rapporto umano con l'imprenditore marchigiano, il quale non accettò che questi presentasse le dimissioni in caso di cessione del campione rumeno, e da quel momento non fece altro che 'tramare vendetta'.

    L'amore che Firenze - quasi nella sua totalità - riversò per quell'uomo che dalla panchina era stato capace di unire come non mai i cuori viola, e di vedersi riconosciuti (anche se non voleva) i meriti dei successi di quel periodo, suscitò l'invidia di Diego Della Valle. Quest'ultimo, presente molto spesso a Firenze, sempre in contatto con il suo allenatore e con la realtà calcistica nazionale - frequenti le sue sortite in Lega Calcio -, era talmente importante che qualcuno in città lo chiamava 'Diego Armando Maradona' per farne capire l'incidenza positiva. Poi arrivò la battaglia persa proprio nella Confindustria del calcio sui diritti televisivi, la guerra fattagli dal sistema Moggi, finita col rendere la Fiorentina da vittima a presunta complice del sistema Calciopoli, fino appunto alla 'battaglia' con Cesare Prandelli che sfociò nella peggiore maniera per liberarsene: quell'intervista alla Gazzetta dello Sport - che ancora oggi il d.s. viola chiama 'comunicato stampa' - in cui Diego Della Valle di fatto licenziò il suo allenatore, senza né chiedergli spiegazioni a quattr'occhi sul presunto accordo con la Juventus per la stagione successiva, e senza avere il coraggio, a fine anno, di sostituirlo, facendo passare il tutto come una concessione alla Figc che chiedeva Prandelli come nuovo c.t. In mezzo la vicenda Cittadella Viola, una straordinaria opportunità di crescita della città che però era - ed è - poco più che un abbozzo di progetto, di dimensioni esagerate per un territorio come Firenze.

    Lo stop posto da vicende giudiziarie su tale idea e la frattura con Prandelli hanno allontanato sempre di più il 'bomber' proprietario della Fiorentina dalla città, mettendolo in guerra con quella parte di Firenze - tifosi, classe politica e stampa - che ha criticato la politica societaria e sportiva del club. Nel frattempo, anche 'stoppato' dai suoi avvocati nel parlare del suo club, vista la vicenda Calciopoli, sempre più preso dagli impegni nazionali ed internazionali di fatto ha pigiato il tasto 'pausa' alla proiezione del film Fiorentina, protagonista fra il 2005 ed il 2010. Ora Diego Della Valle è tornato a parlare, tirando fuori, da imprenditore modello quale egli è (e non solo in Italia), ottime idee per il mondo del calcio, ma parlando quasi come uno spettatore più che come un protagonista. Parlando tanto di passato, poco di presente e quasi per niente del futuro tecnico della sua squadra. Della Valle invece non può parlare solo da tifoso della Fiorentina. Suoi sono i soldi e sua è la scelta dei manager che hanno sbagliato troppo negli ultimi anni, senza la sua presenza costante in città. Il club ha bisogno di lui, e fino a quando non tornerà a 'sporcarsi le mani' con il calcio, direttamente, come ha fatto per quel lustro magico che è coinciso con la gestione Prandelli, la squadra non potrà mai fare di nuovo il salto di qualità. Ritengo la storia d'amore Firenze-Della Valle finita da un pezzo, ma quest'ultimo, se davvero vuole tornare a rilanciare il suo club e scommettere ancora sul calcio, torni a fare, a prescindere dalla vicenda Calciopoli, dai rosiconi e dai tanti impegni internazionali che ha, il vero proprietario della Fiorentina, quale è effettivamente. I tifosi viola, anche quelli critici verso la sua gestione societaria, non aspettano altro che si rimetta i pantaloncini e torni a scendere in campo concretamente per la sua Fiorentina. Le parole e le proposte, senza un'azione concreta, non fanno più classifica.

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