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  • Violamania:| Società senza dignità
Violamania:| Società senza dignità

Violamania:| Società senza dignità

  • Luca Cellini

Avevo in progetto di tornare a parlare di calcio, di provare ad analizzare il momento viola sotto il profilo del calciomercato, in particolare concentrandomi sulla ricerca del 'vice Gilardino', posizione che ha visto negli ultimi due anni passare da Giampaolo Pazzini, prima fischiato da gran parte dello stadio ed oggi rimpianto, ai 'non all’altezza' Emiliano Bonazzoli e Ignacio Castillo, per finire con il brasiliano Keirrison. Una discesa tecnica e di valori che ha visto l'attaccante di Biella spremersi sempre di più fino ai risultati che sono sotto gli occhi di tutti in Nazionale: ovvero un Gilardino stanco, spremuto ed anche mal supportato da un gioco dell'Italia che lo penalizza. Volevo scrivere di questi argomenti, appellarmi a Corvino perché rendesse la Fiorentina all'altezza sotto il profilo del parco attaccanti, ma poi martedì pomeriggio sono entrato nella chiesa San Francesco di Firenze per la cerimonia funebre in ricordo di Manuela Righini, ed ho cambiato idea.

In mezzo a tanti colleghi, firme prestigiose del giornalismo nazionale e locale, ho scorto oltre a tanta gente comune - che magari fino al giorno prima criticava Manuela Righini per quella sua vis polemica tipica dell'essere fiorentino - anche un gonfalone azzurro dell'Empoli calcio, a sinistra della navata centrale, ben visibile. C'era il sindaco della città, Matteo Renzi, seduto nelle retrovie della chiesa, come un fiorentino qualsiasi; c'erano amici, parenti e colleghi che fino al giorno prima sapevano della sua malattia, ma erano silenti, e con rispetto e commozione l'hanno salutata. C'era però una grande assente: la Fiorentina. Nessun dirigente, calciatore, oggetto e simbolo che ricordasse la squadra del cuore di Manuela Righini. Un'assenza che ha mostrato ancora una volta l'assoluta mancanza di dignità di questa proprietà, che non rispetta il passato (a proposito: da non dimenticare la presenza di Giancarlo Antognoni, con la Righini aveva un feeling di amicizia anche fuori dal campo), non accetta il contraddittorio e soprattutto non ha un rapporto con la città.

Come hanno scritto alcuni dei suoi amici-colleghi sui rispettivi giornali, l'assenza di qualsiasi dirigente e simbolo dell'attuale Fiorentina starà facendo sorridere la stessa Manuela su in cielo. Un'immagine che non vuole essere retorica, ma che testimonia la vera essenza della giornalista scomparsa lunedì, che amava così visceralmente la sua squadra al punto da non negarle una critica, un'analisi anche feroce, ma sincera. Perché il giornalista ha un ruolo diverso dal tifoso. A Firenze deve nascondere quel sangue che scorre nelle vene e, per provare a crescere, anche criticare in maniera esagerata, sempre per il bene della Fiorentina. Questo ha fatto fino all'ultimo Manuela Righini, che solo tre anni fa Pantaleo Corvino - che non ne apprezzava il lavoro - inserì in una ignobile 'lista di proscrizione', insieme ad altri quattro giornalisti fiorentini.

A Diego Della Valle, che domenica ha perso l'ennesima occasione per stare zitto sulle cose di Fiorentina, diciamo, visto che lui si è chiesto se Prandelli sarà capace di reggere la pressione della Nazionale quando l'allenerà: chissà se la sua società saprà reggere la pressione di Firenze, quando la città si sarà stancata di queste brutte figure a livello cittadino ed internazionale. Una società che non è modello né vanto di nessuno, come dice ai quattro venti lo stesso Della Valle, e che, giorno dopo giorno - lo ribadisco - si mostra semplicemente senza dignità e provoca disgusto e vergogna ad ogni suo tifoso.

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