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  • Violamania:| Tutte le colpe di Prandelli
Violamania:| Tutte le colpe di Prandelli

Violamania:| Tutte le colpe di Prandelli

  • Luca Cellini

Non fatevi ingannare dal titolo, non è un ritorno al passato o un pezzo di un anno fa riproposto oggi. Alla vigilia di quello che speriamo diventi anche un Cesare Prandelli day, con l'abbraccio di quello che per cinque anni è stato il suo popolo, mi è sembrato giusto, visti gli attacchi che una parte della tifoseria della Fiorentina ha  ricevuto (accusata di essere rimasta 'fedele' all'uomo di Orzinuovi nonostante quest’ultimo non sia più l'allenatore gigliato), elencare brevemente - e provocatoriamente - le colpe di Prandelli nel suo periodo trascorso sulla panchina della Fiorentina, per provare a capire anche alcuni mali rimasti nell'ambiente gigliato di oggi.

1) Quando si professa il culto dell'aziendalismo, poi, non si può cambiare idea per un caso specifico. Cesare Prandelli nei suoi anni in viola ha spesso accettato passivamente le scelte di mercato del club, tese più che a investire sul sicuro, sul futuribile. Però al momento di cedere Adrian Mutu, come stava per accadere nell'estate del 2008, seppure a 20 giorni dal preliminare di Champions League, minacciare le dimissioni ha scatenato l'ira funesta nel patron Diego Della Valle.

2) Lo scontro 'testa-testa' contro il patron, in una lotta senza esclusioni di colpi via mezzo stampa, ha contribuito a logorare l'ambiente, non ha permesso possibili ricuciture con mister Tod's, e di fatto ha accelerato il processo di sfiducia da parte dello spogliatoio l'anno scorso.

3) Mancata chiarezza con piazza e stampa. Quando arrivavano i Vanden Borre, i Mazuch, gli Hable, Prandelli ha dimostrato, sul tempo lungo, di vederci giusto, poiché non erano investimenti per una squadra che lottava per la Champions League, ma andavano evitati 'voli pindarici' in alcune interviste, e maggior chiarezza verso i tifosi sulla volontà di non utilizzare tali giocatori.

4) Dopo un forte dispiacere familiare che ha colpito l'ex mister viola, quest'ultimo ha cercato meno il dialogo con alcuni giocatori, provando a responsabilizzarli, ottenendo casi come quelli di Pazzini (sentitosi 'scaricato' dal ruolo di titolare, e covando rabbia). Un approccio che, visto proprio il caso dell'attaccante di Montecatini, non ha pagato.

5) Qualche bugia in più ai tifosi viola non avrebbe fatto male. Il supporter gigliato ama essere esaltato dalle dichiarazioni roboanti, da promesse anche esagerate ma che male si sposano con la razionalità che ha sempre messo nelle sue conferenze stampa, definite da qualche tifoso della Fiorentina 'al cloroformio', l'antitesi rispetto al neo arrivato Mihajlovic. La scarsa frequentazione del mister gigliato con la vita da Violaclub o delle tv locali, ha portato a rapporti freddi con un'altra fetta di tifosi viola.

6) Idiosincrasia verso il settore giovanile viola. Le prestazioni deludenti - al di là delle vittorie - del gruppo Primavera hanno evitato che emergessero talenti dal parco giovani. Prandelli però è stato forse troppo rigido e proteso a chiudere le porte a 'piccoli-grandi' giocatori che venivano dal settore giovanile.

7) Troppo amore dalla gente. Può sembrare un paradosso, ma come ha spiegato Prandelli, nel periodo di maggior frizione con il patron Diego Della Valle, la storia con quest'ultimo si è giocata anche sulla hit parade nel cuore dei tifosi, che ha sempre visto l'uomo di Orzinuovi molto spesso in pole position. E l'invidia, nel calcio come nella vita, è una brutta bestia.

8) Amicizie sbagliate con parte della stampa fiorentina. Cesare Prandelli ha sempre trattato ogni giornalista, da quello del quotidiano più letto a quello del sito internet, in maniera uguale, ma con alcuni ha instaurato un feeling particolare, salvo essere 'sganciato' da quest'ultimo nel momento in cui la proprietà ha insinuato i primi dubbi sul futuro dell'attuale c.t. azzurro.

9) Il dialogo con alcuni dirigenti bianconeri nell'inverno 2009. Due telefonate con Roberto Bettega, successive alla 'libertà' datagli dal vicepresidente Cognigni sul futuro, che hanno accelerato il processo di 'sganciamento' di Prandelli dal cuore del club viola.

10) Squadra poco cattiva e scarsi risultati con le big. A Firenze, per mentalità provinciale, è più gradita la vittoria con la Juventus piuttosto che un piazzamento in Champions League. Meglio finire con tre espulsi con i bianconeri che provare a vincere con fair play. Per alcuni è inaccettabile aver vinto poco, in cinque anni, con Milan, Inter, Roma e Juve.

Detto questo, non è giusto rinnegare la stima, l'affetto e soprattutto la gratitudine che parte dei tifosi della Fiorentina ha verso un uomo di calcio che in cinque anni ha provato a cambiare, in meglio, la filosofia calcistica di una città che evidentemente non era del tutto pronta, rimanendo incollata al suo provincialismo e alle sue paure. Una Firenze diversa, davanti alla farsa finale Prandelli-Nazionale-Della Valle, ha scelto la via più comoda ed impaurita: schierarsi con la proprietà. I fatti dimostreranno chi aveva ragione. Domani comunque, chi vuole ancora bene a Cesare Prandelli, si presenti al 'Franchi' e tifi Italia. Nonostante Matarrese del passato, Giancarlo Abete di oggi, nonostante questo calcio, nonostante tutto. 

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