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  • Violamania:| Un progetto utopistico

    Violamania:| Un progetto utopistico

    • Luca Cellini

    Il giovedì antecedente la prima giornata di campionato l'azionista di maggioranza della Fiorentina, Diego Della Valle, ribattezzatosi per l'occasione 'primo tifoso viola', disse nel suo intervento alla stampa - dopo aver incontrato di persona per la prima volta il tecnico della sua squadra - tre cose fondamentali. La prima: che finalmente la rosa di giocatori della Fiorentina era guidata da un allenatore grintoso. La seconda: che non gli interessava del perché in questa estate ci fossero stati molti meno abbonamenti rispetto alla passata stagione, e che di ciò andava chiesto conto ai tifosi che non avevano fatto tale tessera. La terza: che uno dei vanti della società di cui lui è il punto di riferimento (pur essendosi dimesso a marzo) era che l'ex tecnico Prandelli fosse stato 'guidato' verso la Nazionale, altrimenti il mister di Orzinuovi avrebbe accettato una - tutta da dimostrare - offerta della Juventus.

    Premesso che se c'è una cosa che alla Fiorentina negli ultimi quattro anni e mezzo non è mancata è stata la grinta - magari non fatta di frasi ad effetto, ma di prestazione importanti, in Italia ed in Europa, che hanno portato a quattro qualificazioni ai preliminari di Champions League, e a due partecipazioni del torneo europeo più prestigioso -, un patron, seppur dimissionario, che fa capire come le scelte dei tifosi della sua squadra non gli interessano, dimostra presunzione e soprattutto poca conoscenza del territorio in cui è collocata la sua società. Se ho un allenatore bravo, come era Prandelli, non ne favorisco l'approdo in Nazionale, perché la squadra della Figc non deve avere nessuna corsia preferenziale. Se Prandelli, come sostiene Diego Della Valle, aveva un accordo con la Juventus, gli si faceva firmare un contratto quando proprio l'ex mister viola propose di restare per cinque anni a Firenze; non lo si accompagna alla porta facendolo passare per traditore.

    A Firenze secondo alcuni tifosi (sempre meno per fortuna) non si può criticare la proprietà viola, perché il loro timore è di fallire, come accadde ai tempi di Cecchi Gori, che mandò la Fiorentina alla sua morte sportiva perché aveva debiti non coperti. Quello che stanno facendo i Della Valle oggi, fin dal momento in cui hanno capito che il Comune e la Regione, giustamente, non gli avrebbero creato nessuna corsia preferenziale per il loro progetto chiamato 'Cittadella viola' - una speculazione edilizia fatta passare come investimento per la squadra di calcio -, è un processo di 'pontellizzazione'. Insomma, lo stesso che portò a cavallo fra gli anni '80 e '90 i proprietari di allora, la famiglia Pontello, a cedere un giocatore di livello in ogni sessione di mercato, fino alla cessione del club. I Della Valle lo hanno fatto con Toni, poi con Felipe Melo, e quest'anno, solo perché non sono riusciti a cedere un big, visto che offerte vere non ne sono arrivate, hanno preferito non rinforzare la propria squadra: basti pensare alla mancata sostituzione di Jovetic, infortunatosi il 4 agosto scorso.

    Un punto in tre partite è la logica conseguenza del potere che ha voluto fra le proprie mani l'uomo fidato della proprietà, quel Pantaleo Corvino che sa vendere molto bene e che invece ha sommato una serie di fallimenti in termini di campagna acquisti. Uno spogliatoio, quello viola, che perdendo contro la Lazio ha lanciato un segnale preciso, sei giorni dopo i 'calci nel sedere' promessi da Mihajlovic: caro mister, abbiamo fatto fuori il vecchio allenatore, ci mettiamo poco a farti cacciare anche a te. Un tecnico allo sbando, il serbo, impreparato nel gestire una squadra ad inizio stagione, e che per ora si è fatto apprezzare solo per le sue 'sparate' e le sue inutili battute comiche alla vigilia dei match.

    La colpa vera però è della proprietà, che si è dimostrata incapace di gestire il passato, non costruendo niente per il futuro, e inadeguata nel presente, in cui si fa riconoscere per l'assenza dei suoi vertici, tutti dimissionari. Complice di questo momento anche una stampa fiorentina 'serva del padrone', troppo tifosa o troppo presa a curare i propri interessi. A rimetterci è chi vuole veramente bene alla Fiorentina: la tifoseria che, ad esempio, stanca di promesse e parole inutili, non ha rinnovato l'abbonamento. Un segnale su cui Diego Della Valle doveva riflettere, ma evidentemente a questa proprietà, della propria squadra di calcio, non interessa più niente. 

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